La formazione dei docenti di educazione linguistica

Lo sviluppo professionale va concepito come promozione di esperienze formali e informali d’apprendimento, volte a soddisfare bisogni individuali, componenti motivazionali e regole istituzionali del sistema scolastico per la realizzazione di una professionalità “colta e competente”, così com’è stata definita da Franco Frabboni. Questa professionalità dovrà poi essere declinata nei vari ambiti disciplinari, dove affrontare le specificità legate alla natura epistemologica dell’oggetto d’insegnamento e alla situazione complessiva della formazione dei docenti in tale ambito.

Per quanto riguarda l’educazione linguistica ogni riflessione non può prescindere dalle osservazioni presenti nel documento redatto dalla Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa sulla situazione attuale dell’educazione linguistica e della formazione iniziale degli insegnanti, in cui si evidenziano con impietosa lucidità gravi carenze, quali:
• il mancato riferimento teorico ai documenti europei e ai risultati della ricerca scientifica in materia;
• la concezione parcellizzata dell’educazione linguistica sia nella prassi didattica sia nella formazione degli insegnanti;
• l’applicazione disattesa dell’European Framework for Language Teacher Training;
• la limitata competenza comunicativa nelle lingue straniere degli allievi in uscita dal percorso scolastico, con conseguenti compromissioni per lo sviluppo produttivo delle nostre aziende e per l’internazionalizzazione delle Università.
Situazione che si riverbera sulla formazione dei docenti, i quali rischiano di trovarsi privi delle necessarie competenze per affrontare i compiti educativi a loro assegnati.

La formazione rappresenta, dunque, la chiave di volta del necessario rinnovamento dei percorsi di educazione linguistica e chi opererà in prima persona in questo processo – cioè il formatore – dovrà aver ben chiari gli strumenti concettuali e metodologici forniti dai più recenti studi nazionali e internazionali, in modo da avere un quadro di riferimento organico e coerente entro cui esercitare lo scaffolding.

L’elemento iniziale da cui partire è la consapevolezza della natura dell’educazione linguistica come atto intenzionale il cui scopo è di aiutare a emergere la facoltà di linguaggio del discente, di conseguenza il docente sarà in grado di svolgere questo compito se ha competenze specifiche, così come sono definite dalla glottodidattica. Quest’ultima è una scienza teorico-pratica avente una propria filosofia e proprie soluzioni operative attinte in modo transdisciplinare da quattro ambiti scientifici che forniscono le conoscenze entro cui costruire le competenze del docente e che permettono di elaborare, in modo chiaro, un modello di organizzazione articolato in un approccio e un metodo.

L’approccio rappresenta, dunque, la teoria di riferimento, la filosofia di fondo da cui trarre delle procedure operative e delle scelte di organizzazione riguardanti il curricolo (metodo).
Molto spesso nei corsi di formazione gli insegnanti si accontentano di repertori di metodologie da applicare automaticamente negli ambienti di lavoro. In realtà la metodologia dovrebbe essere la naturale conseguenza di un percorso di consapevolezza legato alla scelta dell’approccio e del metodo, che forniscono il quadro concettuale e teorico entro cui muoversi e operare scelte scientificamente fondate. Questo rappresenta quindi un aspetto basilare di qualsiasi percorso di formazione e richiede la costruzione di competenze.

In un processo di formazione professionale elemento indispensabile è la figura del formatore il quale, rispetto ad altri ambiti lavorativi, si trova nello specifico ad avere in comune con il formando lo status e il ruolo, in quanto docente di scuola con esperienze nel medesimo ambito disciplinare, anche se differenziato per L1, L2, Ls e Lc; in sintesi si tratta di un contesto formativo tra pari.

L’atteggiamento entro cui inscrivere il rapporto con i formandi non può non tener anche conto della necessaria considerazione di quei fattori di differenza legati alla dominanza emisferica, alle intelligenze multiple, agli stili cognitivi e ai tratti della personalità, così come avviene con i nostri alunni nelle classi; per questa ragione non è possibile improvvisarsi formatori, occorre esercitare una professionalità fondata anche su fattori relazionali ed emozionali che permettano la creazione di relazioni empatiche.

Per tutti questi motivi è importante, all’inizio di un qualsiasi corso, operare un’attenta osservazione e valutazione di tutti questi fattori attraverso strumenti di rilevazione strutturati in modo da definire le caratteristiche di ciascuno.

Nello sviluppo della professionalità del formatore occorre tenere distinte le modalità di fruizione del corso, in quanto richiede considerazioni diverse a secondo che si tratti di un corso in presenza oppure online.

La comunicazione che avviene va inquadrata in un evento più complesso che implica, tra i diversi attori, una serie di rapporti sociali e psicologici; di conseguenza la modalità scelta richiede strategie diverse. Nella modalità in presenza c’è uno spazio reale, fisico, che va gestito e organizzato a livello di strumentazioni e di scelte di ordine spaziale. Ma c’è anche un rapporto diretto con i formandi che richiede delle scelte a priori circa il tipo di attenzione e di rapporto che si vuole instaurare. In questa scelta rientrano anche le diverse tipologie di presentazione e di lavoro sui contenuti, il tutto per raggiungere quelli che sono gli obiettivi imprescindibili della formazione: l’interesse, l’acquisizione di nuove conoscenze e la loro applicazione nei comportamenti futuri.

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Rossella Francesconi