Approccio emergenziale senza prospettive di lungo periodo

In risposta ai quesiti posti in DL36 formazione dei docenti

Quando un testo di legge così importante e complesso deve essere discusso, modificato e approvato in 15 giorni, abbiamo già detto della inesorabile debolezza e parzialità della legge possibile. Il dato drammatico è che questo non è un incidente. L’accesso ai fondi del PNRR, in una struttura burocratica ed amministrativa come la nostra e nel contesto di un governo politicamente molto fragile, ha comportato il sequestro o la riduzione ai minimi termini degli spazi di confronto, discussione, decisione.

 La torsione autoritaria della politica del governo è osservabile da qualsiasi lato la si prenda. Taluni la giustificano in nome dell’interesse da preservare ma non si può non sottolineare il rischio pesante che corre il Paese. Perché quando prende piede una deriva autoritaria nella gestione delle politiche, è difficile poi uscirne a richiesta. Vedo in questa “linea” di gestione una sorta di continuità con la pandemia: c’è un nemico e un’emergenza che domina tutto ( ieri il covid, oggi il tempo che corre) e il resto ne consegue. Bisogna fare presto, non perdersi in chiacchiere, usare la mascherina per parlare poco e tenere un distanziamento mai così “sociale” come oggi. Non importa che questo travolga impegni, parole date e il merito delle questioni da risolvere. E’ il caso clamoroso del “Patto per il lavoro pubblico” , sottoscritto solo a maggio tra Governo e confederazioni sindacali, letteralmente smentito e  cancellato dalle decisioni dei giorni successivi. Un atto grave che purtroppo esprime un’idea di politica che rischia di non essere in grado di affrontare una situazione molto complessa, in cui crisi economico – sociale ed effetti della guerra in corso in Ucraina, si stanno avviluppando in una spirale molto pericolosa che non si può gestire in maniera verticistica e autoreferenziale.

Eppure uno sciopero in un momento non facile dell’anno scolastico, aveva fatto capire al Governo un reale stato di tensione e malessere nel mondo della scuola.

Dunque il primo passo che il Governo deve fare, sospinto mi auguro  anche da una parte delle forze parlamentari, è ricondurre alla contrattazione tutto ciò che è stato sottratto alla stessa: la formazione continua, i criteri, le risorse finanziarie e i  meccanismi di riconoscimento dell’attività professionale. Va affrontata in sede di contrattazione  la questione di una soluzione di stabilizzazione per migliaia di docenti  precari che hanno alle spalle almeno tre anni di servizio. 

Ritengo questo stralcio un passaggio non solo obbligato ma  anche salutare per il governo. L’assenza infatti nel decreto 36 di una idea di scuola e di professionalità come riferimenti obbligati per un intervento di lungo periodo, è sconcertante e palese.

L’unica vera novità, ad oggi, è l’introduzione  della acquisizione di 60 CFU nel corso della formazione: da acquisire quando? Nella triennale, nella magistrale, al termine? E da acquisire come?

Si è tenuto conto che la professionalità di cui avremo bisogno deve prevedere un docente solido nelle competenze professionali, disciplinari, psico pedagogiche e capace di saper collaborare con i propri colleghi?  Si è tenuto conto che tutto l’insegnamento, dallo zero/sei alla scuola secondaria superiore, dovrà essere orientato all’obiettivo della inclusività, cioè dovrà assicurare competenze professionali  e didattiche molto forti per saper differenziare percorsi e metodologie di insegnamento/apprendimento? Tutto questo nella legge non c’è ed espone la stessa a uno scenario già visto: la gara delle lobbies accademiche, soprattutto disciplinariste, per dividersi moduli e CFU a proprio vantaggio e, temo, con il poco nobile commercio dei crediti on line.

Unico argine a questa deriva è non solo tentare di “sterilizzare” questo provvedimento, introdurre qualche presidio di qualità e di garanzia per lo sviluppo futuro dei provvedimenti successivi che saranno inevitabili ma soprattutto iniziare a costruire con la parte più avanzata e sensibile dell’Accademia, in particolare  il mondo della pedagogia e delle scienze dell’educazione, una convergenza verso un obiettivo centrale: costruire nelle forme e modi che verificheremo insieme, una forte alleanza tra scuola e università per dare vita a quella esperienza di formazione laboratoriale in cui si apprende a diventare insegnanti attraverso l’ampliamento delle  conoscenze e la reale sperimentazione e ricerca condotta in un luogo formativo a ciò deputato. Insomma una relazione virtuosa tra scuola e università, tra i saperi della scienza e la riflessività di chi insegna.

Senza “una testa ben fatta” dei docenti che dovranno misurarsi nelle nuove frontiere della formazione, sarà molto difficile affrontare le difficili  sfide educative che già sono precipitate sul mondo della scuola e della società.

 

Dario Missaglia Presidente Associazione Proteo Fare Sapere Fondazione Di Vittorio.