Un welfare della lettura: necessario e possibile

Le tristi statistiche sugli italiani che leggono, anzi che non leggono, ci dicono che dopo l’età scolare la popolazione dei lettori si riduce drasticamente. Si potrebbe affermare, con larga approssimazione ma poca esagerazione, che stiamo diventando il popolo di un libro all’anno.

Vediamo allora, molto schematicamente, quali sono le ragioni, presunte o vere, dell’allontanamento dai libri e in generale dalla lettura:
• minor appeal della lettura rispetto alle offerte di intrattenimento nate con le tecnologie del XXI Secolo. Come se l’evoluzione da homo sapiens a homo videns e poi a homo digitalis, avesse inesorabilmente decretato l’allontanamento dall’oggetto libro e dal luogo biblioteca. Da qui la considerazione diffusa che i libri e le biblioteche appartengano alle generazioni del XX secolo e non ai nativi digitali e neanche ai digitali tardivi;
• la lettura non è un piacere che si condivide (come, per esempio, il calcio, il ballo, la musica) ma tende all’isolamento, come se contrapponesse i valori della privacy a quelli della community. Anche se il progressivo affievolirsi del piacere della lettura determina, prima o poi, un isolamento culturale;
• il lettore appare ormai come un marziano in un racconto di fantascienza al rovescio: è un essere non tecnologicamente progredito in un mondo di esseri umani che, invece, interagiscono solo attraverso schermi ultrasottili.

Proviamo allora a esaminare le ragioni della lettura e della sua necessità:
• è diminuita la lettura ma non il nostro bisogno, tipico dell’uomo di ogni età e di ogni tempo, di storie, di personaggi, di pensieri, di ricordi e di trame. Il bisogno di conoscenza. Con l’allontanamento dalla lettura si sclerotizza la risposta a questo bisogno, limitandola solo agli oggetti che hanno una capacità attrattiva maggiore del libro. Se il fine riguarda la piena soddisfazione del bisogno di storie e di conoscenza, le opportunità offerte dal Web non sono certo esclusive e sostitutive, anzi spesso necessitano dei tradizionali apporti integrativi;
• leggere e scrivere sono due facce della stessa medaglia. Se non leggo quello che scrivo, non capisco quello che penso e che voglio comunicare agli altri. E questo vale per tutte le scritture, anche per le scritture in rete. Chi legge poco, inevitabilmente scrive male e ha idee non sufficientemente elaborate, perché con la scrittura si riesce a dare forma ai propri pensieri e con la lettura si acquista una conoscenza espansiva della propria personalità.

Queste le ragioni dei non lettori e quelle dei lettori, ma se è vero che l’evoluzione di un assetto sociale procede di pari passo con il suo sviluppo culturale, allora è arrivato il momento di immaginare una sorta di Welfare della lettura diretto a contrastare l’attuale fase di caduta.

Anzitutto bisogna aver piena coscienza degli effetti conseguenti al miglioramento degli standard di lettura sulla crescita sociale, qui schematizzati, tenendo presente che la crescita dell’ignoranza sviluppa potenzialità del tutto opposte, che lascio alla perspicacia del lettore.

Le neuroscienze stanno dimostrando che il nostro cervello è costituito da un insieme di aree specializzate e che, quando leggiamo, queste aree si attivano maggiormente rispetto a quando pratichiamo un’altra attività.

È lo schema in base al quale la generica funzione sociale svolta dal welfare della lettura può attivare e collegare tra loro le aree specifiche indicate nel pentagono.

Quelli indicati sono tutti temi tipici per progetti di social innovation, cioè quella serie di interventi diretti ad affrontare i problemi della vita collettiva che l’apparato statale fatica a finanziare e porre in atto.

Sempre più la nostra società, data la dimensione del debito pubblico, orienterà l’ago della sua bussola verso interventi differenziati tra loro e molto diversi da quelli anche del recente passato. In alcuni settori, anche in Italia, il societing è costretto a occupare aree che le misure del tradizionale welfare coprono solo in minima parte.
Per questo si comincia a parlare di imprenditorializzazione del volontariato, con un mix di finanziamenti e risorse strumentali sia del settore privato (editori, scrittori, persone di buona volontà) che di quello pubblico (scuole, enti interessati).
Nelle biblioteche scolastiche e presso varie istituzioni ci sono giacimenti culturali parzialmente inutilizzati che potrebbero diventare produttivi attraverso una rete che renda effettiva la disponibilità per i potenziali lettori.

Leggere è sempre stata un’attività creativa per eccellenza e il progressivo allontanamento dalla lettura rischia di confinarla a un mero obbligo passivo, proprio nel momento in cui le nuove tecnologie della comunicazione offrono un vastissimo ventaglio di opportunità per l’espansione della creatività.

Quando da giovani, per obbligo o per scelta, c’è l’incontro con il libro che sentiamo più vicino, con la storia più coinvolgente, vale la pena di lavorarci su, ciascuno a suo modo. E sviluppare, per esempio, un e-book personalizzato con le immagini e i link che ci renderanno un po’ coautori.

“I nostri momenti d’intimità insieme con un libro” scrive George Steiner “sono a tutti gli effetti dialettici e reciproci: leggiamo il libro, ma, più profondamente, forse, è il libro a leggere noi”.

Insomma sono da intraprendere tutte quelle azioni che ci possono far scoprire una dimensione eroica della lettura e che ci porta a condividerne la necessità e la grandezza.

In quanto tale il Welfare della lettura interessa i cittadini di tutte le età, dai bambini agli anziani passando per l’età di mezzo, ma, indubbiamente, le prime iniziative potrebbero riguardare obiettivi specifici: come alunni di scuole primarie in aree depresse oppure volontariato di lettura per anziani e negli ospedali. L’importante è differenziare gli obiettivi in relazioni a specifici bisogni.

È questo un modo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale – così come enunciato dalla Carta costituzionale – che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Senza un welfare della lettura, che fornisca l’adeguato sostegno a ben più alti livelli di lettura, la curva della scolarizzazione di massa, la cui faticosa ascesa è iniziata in Italia negli anni ’60, potrebbe ridiscendere, rendendo poi necessari maggiori e più onerosi sforzi.

Giuseppe Fiori