Verso il giorno della memoria

Il significato delle parole

Un progetto

 

“La distruzione del linguaggio è la premessa per ogni futura distruzione”

Tullio De Mauro

 

l progetto “Il significato delle parole” si propone la definizione puntuale di quattro parole come avvio di una riflessione seria nell’analisi di eventi complessi e tali da richiedere chiarezza nei termini d’uso. È questa la condizione per evitare banalizzazioni, schieramenti preconcetti, interpretazione scorretta di fatti, a volte tragici, quando legati a conflitti che è necessario capire nella loro nascita, evoluzione e possibile superamento.

Il progetto è l’esito di un percorso che ha diverse fasi: una prima dedicata al tema “Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza”  una seconda dedicata sulla “Natura e genesi del pregiudizio”, una terza dal titolo “L’ebreo inventato”.

L’insieme del lavoro è stato realizzato con il contributo dell’Ambasciata di Germania a Roma.

Rinviando al sito “Storia e memoria” – sopra citato e curato dall’Ucei d’intesa con il Ministero dell’Istruzione – la più ampia descrizione dei tre primi progetti, sono proposte in questa sede le ragioni de “Il significato delle parole”.

Le relazioni sociali, attraverso le quali, si svolge, sia tra adulti sia tra giovani, la discussione sulla realtà, vicina o lontana sono mediate dagli “strumenti”, tra i quali gli usi linguistici, con cui ogni persona e ogni collettività struttura il proprio sapere e lo trasmette. Tale trasmissione riguarda i contenuti e le forme con cui tali contenuti sono organizzati per assumere posizioni ed esprimere giudizi. 

Il linguaggio è una delle risorse fondamentali per tale attività cognitiva, argomentativa, politica. 

Il linguaggio consente di dare un’espressione sensibile a contenuti e stati dell’esperienza, di collegarli in modo sistematico, di intervenire nel giudizio sulla struttura delle cose, nella formulazione di proposizioni sulle diverse situazioni, di passare dalla percezione immediata all’intendimento e alla comprensione, di porsi, operando, se il linguaggio è corretto, secondo logica e, se l’analisi è puntuale, secondo valori e non secondo preconcetti. 

La forma e lo stile del pensiero sono, in qualche modo, il risultato dell’interiorizzazione delle funzioni inerenti al linguaggio che usiamo e il linguaggio stesso è uno strumento essenziale della mente, un mezzo potente per combinare esperienze, un utensile per organizzare le idee attorno alla realtà. 

L’uso di un linguaggio implica la conoscenza non solo e non tanto di singole parole, ma la capacità di elaborare esperienze e conoscenze a fini cognitivi. Attraverso l’uso della lingua e l’esperienza linguistica la persona elabora i fatti, ne partecipa e contribuisce ad analizzarli. 

La lingua si caratterizza, in questo quadro, come una competenza così radicata nella nostra cultura e così profondamente incisiva sia sui processi di elaborazione formale delle conoscenze, da spingere a considerarla una risorsa cognitiva, e allo stesso tempo, a un fattore costitutivo della ricerca di capire e di giudicare.

Per questo, in vista della Giornata della Memoria è parso utile fornire sulle parole che sono spesso usate per descrivere quanto accaduto – e per riflettere anche sul presente – una definizione puntuale e inequivocabile.

Le parole che ci è proposti di puntualizzare sono quattro: Genocidio, Pogrom Apartheid, Crimini di guerra .

I risultati di tale lavoro sono costituiti da uno scritto, una breve scheda, e da una intervista all’Autore, lo storico Marcello Flores. Il complesso di quanto fatto sarà presentato, on line, il 17 gennaio in un Convegno dedicato..

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Il Giorno della Memoria indica una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come commemorazione delle vittime della Shoah. La ricorrenza è designata in questo modo dalla Risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – nel sessantesimo Anniversario della Liberazione di Auschwitz - il 1° novembre 2005.
Il Giorno della Memoria, in Italia, è istituito dal Parlamento con Legge n.211 del 20 luglio 2000 “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre viti e protetto i perseguitati”.
Le ragioni di tali scelte sono legata alla storia del Novecento e alle tragedie che hanno segnato questo secolo.
L’idea dell’annientamento del popolo ebraico, nel ventesimo secolo, si sviluppa in Europa, culla dell’illuminismo, dei valori di “libertà, uguaglianza, fratellanza”, dell’autodeterminazione dei popoli, dello stato di diritto. Trova anche nel nostro Paese un’elaborazione culturale e una traduzione concreta, con la Germania, in un continente che ha contribuito in modo decisivo alla filosofia, alla letteratura, alla musica, all’arte che ha fatto e fa dell’Europa un luogo unico di studio, di ricerca, di elaborazione sulle forme della convivenza culturale. La persecuzione vede l’applicazione programmata della scienza allo sterminio. Collaborano non solo gli autori materiali del crimine, ma ingegneri, medici, biologi, tecnici, progettisti, impegnati nel fornire ai carnefici i mezzi più raffinati per lo svolgimento del loro compito, piuttosto che sviluppare le proprie ricerche a favore di un decisivo miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di molte popolazioni.
L’Italia non è estranea a tutto questo. Nel 1938, in Italia, sono adottati, una serie di decreti che realizzano la persecuzione degli ebrei. In particolare, il D.L. 5 settembre 1938, n. 1390 introduce i “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. Il successivo D.L. 17 novembre 1938, n. 1728 stabilisce i criteri per individuare gli appartenenti alla “razza” ebraica e traccia una netta distinzione con gli altri cittadini, definiti di razza “ariana”, dando vita a un processo di esclusione dalla vita sociale ed economica del Paese. In seguito, con la Repubblica di Salò i fascisti collaborano con i nazisti alla deportazione e nell’uccisione degli ebrei.
Sull’insieme di tali eventi, l’Italia nel suo insieme continua ad essere impegnata al fine di accrescere, fra tutti i cittadini senza alcuna distinzione, le condizioni di convivenza civile che la Costituzione Repubblicana – in particolare, nel suo articolo 3 - ha stabilito a difesa da ogni forma di sopruso e discriminazione.

Saul Megnagi