Prove Invalsi e certificazione dell’obbligo di istruzione

Il 10 maggio p.v. tutti gli studenti delle seconde classi del secondo ciclo di istruzione saranno tenuti a sostenere per la prima volta la prova Invalsi in italiano e matematica, obbligatoria per tutto il territorio nazionale. Nella lettera inviata dal Presidente dell’Invalsi Piero Cipollone lo scorso 10 gennaio a tutte le scuole leggiamo tra l’altro: “Con lettera protocollo n. 3813 AOODPPR/USC del 30/12/2010, il Miur ha richiesto espressamente che la misurazione degli apprendimenti sia effettuata OBBLIGATORIAMENTE per tutti gli studenti delle classi individuate dalla direttiva n. 67/10. Perciò tutte le seconde e quinte classi della scuola primaria, tutte le prime classi della scuola secondaria di primo grado e TUTTE LE SECONDE CLASSI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO sono coinvolte nella rilevazione, ad eccezione delle classi dei corsi serali e di quelle operanti nell’ambito dell’educazione degli adulti. Questa modalità di realizzazione delle prove ha il vantaggio di fornire alle scuole informazioni sugli apprendimenti classe per classe e risponde alle esigenze conoscitive espresse da moltissime scuole in occasione della prova nazionale realizzata nei tre anni scolastici passati” (le enfasi con le maiuscole sono mie).

Il quesito che mi pongo – e che si porranno gli insegnanti – è il seguente. Dato che il prossimo mese di giugno tutti i consigli delle classi seconde del secondo ciclo di istruzione sono tenute a certificare le competenze raggiunte dai loro studenti, in ordine a quanto sancito dalla legge 296/06 e dai decreti ministeriali 139/07 e 9/10, la prova Invalsi è in certa misura propedeutica a tale innovazione? Se così non fosse, sarebbe corretto sotto il profilo didattico proporre ex abrupto due innovazioni così importanti e mirate a diversi obiettivi, a distanza di un solo mese l’una dall’altra? Va anche considerato che il Miur, per quanto riguarda la certificazione di giugno, non ha mai ritenuto opportuno nel corso degli ultimi anni ricordarne l’importanza e sostenerla, dando indicazioni alle scuole soprattutto sul piano operativo. L’unico riferimento lo ritroviamo nella recente cm 110/10 relativa alle iscrizioni 2011/12, necessario a orientare genitori e studenti alla scelta di percorsi di un secondo ciclo di istruzione e/o di formazione professionale che il cosiddetto riordino del Ministro Gelmini non ha affatto semplificato (basti pensare agli interrogativi ancora aperti per quanto riguarda i corsi IeFp in offerta sussidiaria integrativa o complementare legati a scelte su cui ciascuna Regione deve ancora dire la sua!).

Sarebbe stato opportuno che una prova nazionale, introdotta per la prima volta nei bienni obbligatori, considerasse anche tutta la valenza innovativa dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione. Ma non è così! In effetti, la prova di maggio nasce da una certa logica e va in una certa direzione, la certificazione di giugno è tutt’altra cosa. La prima viene da lontano e, nella citata direttiva 67/10, si ricorda come fin la lontano 2003, con la legge 53 (“riforma” Moratti), sia stata prevista la necessità di una valutazione periodica e continua del sistema educativo nazionale di istruzione e di formazione, da affidare all’Invalsi. La certificazione di giugno nasce da un adempimento più recente ed è di tutt’altra natura. E va sottolineato che si tratta di due adempimenti, e di due scadenze, assolutamente nuovi per i nostri bienni! Per gli studenti e per gli insegnanti. E per giunta così ravvicinati!

Le prove che saranno proposte il 10 maggio insistono su due discipline, italiano e matematica, e poco o nulla hanno a che fare, sia sotto il profilo contenutistico che sotto quello metodologico, con quanto un consiglio di classe dovrà fare con la certificazione di giugno.

PROFILO CONTENUTISTICO – Le prove Invalsi riguardano due specifiche discipline, mentre la certificazione di giugno si effettua su quattro assi pluridisciplinari. Pur restando fermo il principio che “i saperi e le competenze assicurano l’equivalenza formativa di tutti i percorsi, nel rispetto dell’identità dell’offerta formativa e degli obiettivi che caratterizzano i curricoli dei diversi ordini, tipi e indirizzi di studio”, come recita il dm 139/07, art. 2, c. 2, resta il fatto che le progettazioni avviate e realizzate nei bienni hanno dovuto – o avrebbero dovuto – privilegiare le intersezioni pluridisciplinari più che le specificità disciplinari. E forse la prova Invalsi avrebbe dovuto cogliere l’originalità della innovazione contenutistica proposta ai bienni con i citati dm 139/07 e 9/10.

PROFILO METODOLOGICO – La valutazione Invalsi si effettua su singole prove, che non è certo quanto siano contestualizzate con i curricoli mono- e pluridisciplinari che ciascuna scuola ha progettato e sta realizzando; e vengono proposti due tipi di soluzione, come sembra: scelta multipla e risposta aperta. La certificazione di giugno, invece, non si esercita su singole prove, come fosse un esame finale, ma sulle prestazioni offerte dai singoli studenti nel corso dell’intero biennio. Su tali prestazioni i consigli di classe, in sede di progettazione iniziale, supportati dai dipartimenti pluridisciplinari, avranno ricercato e definito – o avrebbero dovuto farlo – quali indicatori adottare nel corso del biennio per monitorare costantemente lo sviluppo delle competenze descritte nel dm 139/07. E tali competenze saranno certificate con criteri diversi da quelli della valutazione decimale, perché certificare competenze è altra cosa rispetto al valutare apprendimenti. Purtroppo una normativa miope ci costringe a trovare legami tra operazioni di diversa natura. E il dm 9/10, art. 1, c. 3, puntualmente ci ricorda che “i consigli di classe, al termine delle operazioni di scrutinio finale, per ogni studente che ha assolto l’obbligo di istruzione, compilano una scheda. Le schede riportano l’attribuzione dei livelli raggiunti, da individuare in coerenza con la valutazione finale degli apprendimenti che, per quanto riguarda il sistema scolastico, è espressa in decimi ai sensi del dPR 122/09, art.. 4, 5 e 8”. La certificazione si effettuerà considerando per ciascuno studente e per ciascun asse (quello relativi ai linguaggi è stato disaggregato in tre voci) uno dei seguenti livelli, di base, intermedio e avanzato.

Temo che, per tutte le ragioni suddette, l’intervento Invalsi del 10 maggio, per altro il primo che si effettua nelle scuole superiori e per di più obbligatorio, rischia di creare un motivo di preoccupazione e di confusione: insegnanti e studenti saranno tenuti a una operazione che, invece di essere propedeutica a quella di giugno, centra l’attenzione su conoscenze disciplinari invece di sottolinearne l’importanza ai fini di competenze pluridisciplinari. In altri termini, sembra che venga sottolineato più il carattere propedeutico dei bienni ai successivi trienni che quello che invece, dopo l’innalzamento dell’obbligo, li dovrebbe caratterizzare: cioè la ricerca e la definizione di un corredo comune di competenze, largo e pluridisciplinare, con una forte connotazione orientativa.

Per approfondire:
• Partecipa al forum di Education 2.0 La certificazione delle competenze, moderato da Maurizio Tiriticco

Maurizio Tiriticco