Milleproroghe: regali e assoluzioni a chi è coperto da ricorsi e carte bollate

Sembrerebbero sempre di più, nella scuola e nell’opinione pubblica, i sostenitori di un modello educativo incentrato sulla valorizzazione del “merito”, forse solo  nostalgici del bel tempo antico in cui le bocciature erano ritenute l’indicatore più importante di qualità ed efficacia  della scuola. Non sembra invece avere  analogo andamento  l’estensione  di quella stessa idea, buona o cattiva che sia,  al personale scolastico e alle politiche ( formazione, reclutamento, carriere, articolazione di figure e funzioni professionali, organizzazione del lavoro ) che lo riguardano. Ne è prova,  piccola ma significativa, il silenzio, appena incrinato da  isolati osservatori,  su  ciò che è avvenuto  nella commissione bilancio del Senato a proposito del decreto Milleproroghe.  Dove è stato proposto ( dalla Lega ) e  approvato un emendamento, contrastato apertamente da una parte  dell’opposizione,  che regala  una speciale via d’uscita, una quasi-sanatoria, ai candidati che sono stati bocciati nell’ultimo concorso per la dirigenza scolastica.   Si tratta  della possibilità di accedere a un corso riservato  “intensivo” di 120 ore con esame finale e di venire per questa via inseriti in coda alla graduatoria di merito del concorso, la cui validità  viene appositamente prolungata  fino al 2025-26.  Una generosa elargizione diretta  non a tutti  i bocciati, ma solo a quelli che, non avendo superato la prova scritta o la prova orale, hanno contestato con ricorsi  i criteri di valutazione, le decisioni delle commissioni, vere o presunte irregolarità, inefficienze  e quant’altro. Non risulta in verità che i tribunali abbiano finora dato ragione ai ricorrenti, in ambienti ministeriali circola invece  la voce che in più casi i ricorsi siano stati respinti, e che quindi l’Amministrazione non abbia  motivo di temere alcun contraccolpo,  ma alla politica sembra non importare. Sebbene  non confermata dai fatti, e neppure probabile, la motivazione  che ha accompagnato la proposta di emendamento dichiara l’obiettivo di “prevenire le  ripercussioni sull’Amministrazione dei possibili esiti dei contenziosi pendenti in relazione al predetto concorso”.  Non solo. Sono agli atti dichiarazioni di fuoco, sempre di parte leghista, che parlano oltre che di intollerabili ingiustizie subite immeritatamente dai candidati, di ”ombre, inchieste penali, avvisi di garanzia ai commissari, omissioni, imbrogli e interessi delle commissioni “, con espliciti e offensivi riferimenti anche alla ministra Azzolina che bandì il concorso nel 2017 , e che, si insinua,  ne avrebbe personalmente approfittato partecipandovi e superandolo ( di qui, evidentemente, la netta contrarietà dei Cinquestelle ).  

Una storiaccia, dunque, in cui all’inveterata consuetudine della politica di  fare della scuola uno dei luoghi privilegiati dell’occupazione senza qualità, si  intrecciano antiche politiche del consenso, revanscismi contro i precedenti governi, nuove arroganze.  In verità non deve  meravigliare più che tanto che il decreto Milleproroghe, l’annuale  occasione per far passare inosservati provvedimenti anche indigesti –  lo stesso che questa volta concede l’ennesima  proroga delle concessioni  ai “balneari” –   voglia  gratificare di un’attenzione speciale anche una sottocategoria come i bocciati del concorso alla dirigenza scolastica che hanno presentato ricorsi.  E neppure che si sia deciso  di condizionare,  con una riserva del 40% per i bocciati miracolati dal ripescaggio parlamentare, il numero dei posti che saranno messi a bando dal prossimo concorso per la dirigenza ( che aspetta da dicembre di essere bandito, e di cui non a caso ora si teme un ulteriore ritardo, o un vero e proprio rinvio  ). La storia delle politiche del personale scolastico è piena di piccole e grandi ingiustizie. Deve però preoccupare, e non poco,  il  messaggio che viene da tutta l’operazione. Mai così sfacciatamente esplicito  come adesso. Quello per cui, d’ora in avanti,  ogni bocciato a un concorso per la scuola, deve per prima cosa  non  rimettersi a studiare per la prossima volta ma fare immediatamente le carte  per presentare un ricorso. L’Italietta che a ragione o a torto si appella ai tribunali, mette in mezzo gli avvocati, alimenta  sindacati che sono nient’altro che uffici legali.  “Ricorrrete, ricorrete”, e qualcuno nel parlamento ci penserà, ironizza Tuttoscuola. Un risvolto desolante di una scuola in difficoltà, di un personale con identità e orgoglio professionale indeboliti . Dov’è il “merito” e la sua valorizzazione, in tutto ciò? Com’è possibile che la scuola torni ad essere più esigente rispetto ai comportamenti e all’impegno degli studenti se non sa essere esigente verso stessa? E che cosa ha da dire, in proposito, il ministro dell’istruzione e del merito ?

Fiorella Farinelli Politica e saggista,  docente esperta di  istruzione e formazione, componente dell’Osservatorio nazionale per l’Integrazione degli alunni stranieri