L’autonomia didattica – di Luigi Berlinguer

Mi permetto di richiamare l’attenzione dei nostri lettori su alcune considerazioni contenute nel contributo di M. Allega che pubblichiamo oggi in tema di autonomia didattica. Vi si affronta indirettamente la centralità dell’apprendimento, che costituisce quello che dovrebbe essere il grande punto di svolta dell’attuale politica scolastica. Non possiamo sottovalutare che la scuola per tutti e il suo profilo di autonomia, nel loro faticoso e contrastato cammino, hanno energicamente proposto una svolta storica nell’educazione, assegnando alla didattica una funzione centrale e decisiva. Abbiamo più volte richiamato il concetto di centralità dell’apprendimento, non connettendolo a sufficienza con l’autonomia; ma finora l’elaborazione e l’approfondimento in materia sono stati insufficienti.

L’iperdisciplinarismo non è stato sufficientemente ridimensionato, e l’autonomia è ancora ferma ai suoi primi passi. Le varie – e ricorrenti – resistenze ad ogni vera innovazione scolastica risiedono proprio lì: nella gelosa difesa del monopolio delle varie materie e nell’aspirazione ad un incontrastato dominio all’interno di ogni singola disciplina. Allega lancia un sasso: dove risiede il punto d’incontro – in campo culturale ed educativo – fra libertà, indipendenza, esclusivismo individuale, relazione con gli altri? Come e dove nasce la comunità educante, come si costruisce il suo necessario successo nel campo dell’istruzione? Può essere questo un settore di sola funzione individuale docente, senza il necessario protagonismo discente, impossibile fra l’altro in assenza di un’efficace stimolazione permanente di un clima comunitario? Può la scuola essere pura somma di banchi rigidamente individuali o deve tendere alla permanente sollecitazione dell’incontro, del concorso, del confronto, tra eguali e diseguali? Una somma di singoli insegnamenti in luogo di un insieme di docenze che diventino una docenza, creatrice di cultura universale?

E’ proprio qui la complessità di didattica, di autonomia, di creatività, di permanente invenzione e innovazione, di convergenza tra rigore logico e creazione artistica, di logos (appunto) e arte, forse anche di conoscenza e competenza, di costante interattività fra eguali e diversi. In fondo è anche questo la democrazia: una scuola che fonda il sapere e insieme educa alla pregnanza democratica, arricchisce le conoscenze e abitua alla responsabilità di chi convive attivamente con gli altri nella società.

E’ la fine della scuola solo trasmissiva, della didattica autoritaria (perché questo è in fondo la scuola trasmissiva), che comprime il protagonismo discente. E’ al contrario l’emergere prepotente, moderno, intrinsecamente democratico dell’interazione alla pari e del valore sociale (non solo individuale) dell’apprendere. L’apprendimento integra ed arricchisce le stesse discipline, addirittura lo stesso esistere. Siamo oltre il grande cogito ergo sum: inventa un cittadino democratico chi apprende, proprio perché apprende. Un processo causativo e quindi identificativo. E’ un’idea nuova. Non mi sembra che ci siamo già soffermati a sufficienza sul rapporto fra apprendimento e cittadinanza, e quindi democrazia. Siamo di fronte ad una didattica autonoma, creativa, formativa, che contribuisce a fondare la democrazia, la responsabilizzazione del cittadino; non soltanto la sua istruzione. Centralità dell’apprendimento e autonomia della didattica, apprendere ad apprendere, contribuiscono alla modernizzazione della società e all’affermarsi di un’equità evoluta, responsabile.

 

 

Luigi Berlinguer