A 18 anni fuori dalla scuola? Si può fare partendo dalla scuola primaria

Non si può tenere a scuola i nostri ragazzi fino a 19 anni. È un grave danno che facciamo loro rispetto ai loro colleghi europei.

Questo problema era stato risolto con la riforma dei cicli che la restaurazione di destra nel Paese ha cancellato. Bisogna tornare a ristrutturare l’architettura scolastica riducendo, ancora una volta di un anno, il suo percorso.

C’è chi affaccia ora la proposta di ridurre la secondaria superiore cancellando l’ultimo anno. Io lo ritengo un grave errore perché, nella scuola di tutti e nella società della conoscenza, per la quale si programma un percorso universitario addirittura al 40%, quello della verticalizzazione curricolare e del favorire la più proficua crescita nell’ambito educativo – scolastico e universitario – è un problema capitale. E, in questo quadro, l’ultimo anno delle superiori funge da raccordo fra scuola e post-scuola ed è pertanto indispensabile.

Si tratta, pertanto, di riflettere come riorganizzare il ciclo della scuola primaria rendendolo coerente con le indicazioni nazionali per il curricolo, introdotte ad ordinamento nel 2012, che puntano sulla continuità e unitarietà educativa dai 3 ai 16 anni.
È necessario rendere congruente l’impianto culturale con gli ordinamenti, oggi separati in tre diversi segmenti, che costituiscono una delle principali cause della dispersione scolastica che inizia sin dal primo ciclo. Ed è qui che va accorciato di un anno e non nel secondo ciclo, in modo da renderlo unitario con il percorso di apprendimento dell’alunno.
Dato che la scuola per l’infanzia è stata pensata come una pre-scuola con elevato tasso di educatività e ancor più oggi (con riferimento alle nuove iniziative legislative della sen. Francesca Puglisi ed altri) si tende a perfezionare tale modello, togliere un anno da questo lungo ciclo non solo non è traumatico, e non solo serve a fare uscire i nostri ragazzi a 18 anni, ma è addirittura necessario nell’ottica del riordino del ciclo stesso.

Tralascio numerosi altri argomenti in proposito perché desidero con questo mio intervento sollecitare le riflessioni di coloro che vorrebbero apportare contributi a questo dibattito su Education 2.0 e, nel contempo, evitare affrettate decisioni governative in proposito.

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Immagine in testata di Bright Futures (licenza free to share)

Luigi Berlinguer