Bancarotta. Il mistero buffo e tragico dell’istruzione

• La cassa
Esiste un paradosso estremamente evidente tra la spesa pubblica per l’istruzione sulla macro scala del Ministero e la spesa pubblica sulla micro scala del bilancio scolastico. Pare, e non si capisce come, che le scuole abbiano sempre in cassa del denaro. E questo sembra evidente al cittadino medio, visto che dal pulpito della politica assistiamo di continuo ad annunci milionari: “763 milioni al Fondo di Istituto, 15 milioni alla dispersione scolastica, finanziato direttamente alle scuole il cablaggio, apertura dell’istruzione tecnica superiore a chi la vuol fare…”
Questo è un Mistero, un Mistero Buffo/Tragico:
1. Lo sostiene la politica scellerata degli ultimi anni che di fatto invita le famiglie a non contribuire ai costi – non più solo aggiuntivi – della scuola, trasferendo i finanziamenti pubblici verso il settore privato.
2. Lo sostengono gli organi interni del ministero quando invitano le scuole a contrattare sulle economie inesistenti degli anni passati.
3. Lo sostiene il Governo quando afferma di non tagliare sulla scuola e poi annuncia spese per l’istruzione “con tagli sempre maggiori”.
4. Lo dice il sottosegretario quando sostiene una spesa per la dispersione scolastica irrisoria, con l’apertura pomeridiana delle scuole a costo zero.
5. Lo dice la Ragioneria dello Stato documentando il buco nero dell’istruzione dovuto ai furti avvenuti negli ultimi anni (vedi Sara Menafra sul Messaggero del 16 ottobre 2013 con il “Buco milionario all’istruzione” o la triste vicenda delle “Pillole del sapere”), che lasciano il cittadino attonito e stupito dinanzi al fatto che ci siano così tanti soldi nell’istruzione. Allora perché darne altri?.
6. Lo dice la politica quando si impegna sull’istruzione tecnica per sostenere una ripresa dell’occupazione lasciando l’istruzione tecnica superiore – i cosiddetti i ITS – senza controllo e alla deriva, annunciando innovazioni nel decreto sull’istruzione che mai avverranno a causa del blocco dei fondi regionali (ad esempio, com’è avvenuto per la Regione Lazio in seguito alla devastante politica della giunta Polverini).

• Il Fondo di istituto e del suo tracollo
Ecco quadro contabile degli ultimi quattro anni scolastici.
Il taglio complessivo del Fondo di Istituto, quindi, è del 76% rispetto all’assegnazione del 2010/2011.
L’ultimo 25% è stato annunciato da tutte le contrattazioni di Istituto. Ciò è avvenuto anche in questa situazione con l’incremento di una classe e, pertanto, del numero dei suoi docenti (il personale non docente è rimasto costante).
La scuola cresce e nonostante questo si taglia anche su di essa, con quello che è ormai noto come “taglio lineare”.
Questo taglio è avvenuto contestualmente all’ulteriore taglio lineare del personale (unità di personale in meno), al taglio delle spese generali di funzionamento, di cui parleremo a breve, e alla disaffezione generalizzata delle famiglie al contributo volontario.
Mentre è palese l’obiettivo di eliminare il Fondo di Istituto, si decide di anno in anno di caricare sul Fondo altre attività, prima finanziate da altre fonti, come l’alternanza scuola lavoro e/o la dispersione scolastica (vedi dopo).


Con il Fondo di Istituto si copre la spesa di tutte le attività aggiuntive del personale sia docente sia non docente; per capirsi meglio, sono tutte le attività che si svolgono al di fuori della docenza ordinaria (quella in classe come da programma e/o indicazioni).
Ad esempio, tutte le attività pomeridiane incluse quelle ordinarie come i consigli di classe, gli scrutini, i ricevimenti genitori, i collegi dei docenti, i consigli di istituto, le contrattazioni, i consigli di classe straordinari, i GLH, GLHI, il lavoro di laboratorio sperimentale e la collaborazione con le aziende, l’orientamento efficace nella scuola, gli open day per la presentazione della scuola al territorio (e tanto altro); implicano un costo del personale non docente (tecnici, amministrativi e collaboratori scolastici) che può essere sostenuto per tutto l’anno con il 30% del FIS, cioè circa 16000€.
Questa cifra divisa per circa 30 persone ammonta a circa 500€ lorde a persona per tutto l’anno, su un’articolazione oraria giornaliera pesante al limite dei vincoli del Contratto Collettivo Nazionale (se poi dividessi per 33 settimane e 5 giorni a settimana si avrebbe per ogni “non docente” 3,23€ al giorno).
Il Governo ha annunciato che il Fondo di Istituto delle scuole sarà di 763 milioni di euro. Con un calcolo elementare di 763 milioni diviso 8644 scuole e, poi, diviso ancora per circa 100 docenti a scuola e 165 giorni (33 settimane per 5 giorni a settimana), si ottiene esattamente 5,35€ a docente, al giorno, per lavorare tutto l’anno sulle attività progettuali con le aziende e le università, con gli enti locali e le associazioni territoriali, sulla ricerca didattica e l’innovazione digitale, sui bisogni educativi speciali (BES) e il piano delle attività per l’inclusione, sulla gestione didattica nel rapporto scuola-famiglia, sulla dispersione scolastica…ecc. ecc..
I conti sulla divisione dei 763 milioni dei pani e di pesci tornano perfettamente anche con il taglio linearissimo del 25% sul Fondo di questo anno scolastico anticipato nella tabella. Da notare che viene salvaguardata la differenza tra la retribuzione docente e quella non docente; non è poi un tragicomico mistero buffo?.

• La nuova dispersione scolastica e l’apertura pomeridiana
Il governo ha stanziato 15 milioni per la dispersione scolastica.
Immediatamente il calcolo: dividendo per 8644 scuole, si tratta di 1750€ circa a scuola. Con i dati OCSE appena pubblicati sull’analfabetismo diffuso (vedi articolo di V. Gallina) e il crescente dato sull’abbandono scolastico (tornato a crescere con un 45% di non diplomati rispetto alla previsione del modello gaussiano del 42% – vedi in Education 2.0 A.M. Allega “Chi ha il pane non ha i denti”) tutte le scuole ne avranno bisogno per un verso o l’altro.
Intanto, è bene che tutti sappiano che la dispersione scolastica era finanziata diversamente fino allo scorso anno scolastico e ricadeva nei finanziamenti delle cosiddette “Aree a rischio” (che oramai interessano tutta l’Italia).
Lo scorso anno scolastico nel Lazio avevano stanziato per la nostra scuola 13000€.
La prima comunicazione assegnava l’anticipo di 6000€ e una seconda lettera il saldo di 4000€ (3000€ si sono persi per strada).
A oggi questa somma di 10000€ non risulta in bilancio nel sistema informatico (SIDI) e non è mai stata versata nella cassa della scuola.
È denaro virtuale! Al momento, sì!
Quando la somma ci sarà versata dovremo comunque gioire perché ora ci toccheranno solo 1750€ (virtuali).
E il personale che ha lavorato da un anno? Quando sarà santificato da quest’obolo?
Ma la novità non è questa.
La novità è che la somma di 1750€ non sarà data alle scuole per la retribuzione del personale, poiché il personale sarà retribuito con il Fondo di Istituto. Sì, proprio quello del quale abbiamo parlato più sopra. E questa, credetemi, non è una beffa?

• Le funzioni strumentali
Il lavoro della scuola cresce esponenzialmente, tra innovazione e trucchi di politica scolastica, come quelli che avete già letto qui, ma la retribuzione delle funzioni “quadro” della scuola è congelata da anni.
A quanto ammonta?
A poco meno di 6000€, lordo Stato (significa che prima di avere il lordo dipendente, cioè quello sul quale il dipendente paga l’irpef, ci deve togliere il 32,7 di INPS e IRAP). Noi ne abbiamo 6 (quindi dobbiamo dividere per 6 e per i giorni dell’anno) e forse è il caso di non fare i conti perché dalla contabilità passiamo a una vera e propria questione di lesa dignità.

• Il contributo volontario
La Gelmini disse a tutte le famiglie che non avrebbero dovuto sottostare alle aggressioni delle scuole vietando a queste ultime di utilizzare il contributo volontario delle famiglie per spese rispetto alle quali era già preposto un finanziamento dello Stato.
Ebbene, l’unico anno scolastico in cui il cosiddetto “funzionamento didattico” per l’acquisto di pagelle, diplomi (e tanto altro) non è stato semplicemente tagliato ma addirittura azzerato è l’anno fatidico di questa nota ministeriale firmata da Maria Stella (Gelmini).
Sì, avete letto bene… Azzerato. ZERO. Nulla!
E non si tratta di Misteri Buffi?
Cosa pensano i ministeriali, sulle macro-scale dei milioni e dei miliardi, che le scuole ragionano allo stesso modo alle loro misere micro-scale finanziarie?
Le scuole avrebbero preferito un sostegno nel rapporto con le famiglie – per esempio con una banale presa d’atto della bancarotta delle casse scolastiche – e non una palese operazione di propaganda elettorale. Oggi si dice sempre così…

• L’equità del funzionamento didattico
Tutte le scuole sono uguali. Tutte le scuole hanno le stesse esigenze. Tutte le scuole hanno le stesse spese.
Ma come si può arrivare a tanto?
Con quali criteri si assegnano le risorse?
L’unico istituto tecnico per la chimica di Roma riceve lo stesso finanziamento di un liceo. Quindi, lasciamo stare il problema gravissimo che l’istituto tecnico per la chimica è rimasto l’unico a offrire al territorio questo percorso (la chimica non è solo “brutta e cattiva” ma anche chimica verde, biochimica, solare organico, ecc.); ma come si può pensare che una struttura pesi quanto l’altra in termini di spese?
Risultato?
Non ci sono soldi per l’acquisto dei materiali di consumo più elementari, dalle provette ai vetrini, alle sostanze di reazione.
Non ci sono soldi per i sensori di controllo per le fughe di gas (più di 500€ per ogni sensore, ogni laboratorio ne ha da 6 a 8, e abbiamo quattro laboratori di chimica e uno di microbiologia)
PERCHÉ I SOLDI SONO SEMPRE QUELLI DI CUI SI È PARLATO SOPRA!
E cosa accade se un laboratorio di un’altra scuola si dismette?
Si chiama il chimico solo dopo che hanno fatto accedere chiunque altro…
Non so, mi sembra di descrivere la guerra del pane…
E, poi, ci possiamo aspettare una eccellente collaborazione con le imprese?
Un orario laboratoriale intenso?
Come dice un mio caro amico che all’istituto agrario odora profumi e assiste alle vendite dei prodotti agricoli: “mica è come la tua scuola che offre solamente le puzzette!”, riferendosi alle attività della chimica.
E dov’è l’equità nell’offrire un’offerta formativa.
Non sottovaluterei questo problema perché è all’origine di molte “esclusioni”, di molto degrado, di molta dispersione e soprattutto della incomprensione profonda e della incivile indifferenza sul tema della protezione ambientale e di un’ecologia umana e ambientale sostenibili.

•L’innovazione. Dal tablet al registro elettronico
È facile fare innovazione.
Io faccio un decreto e voi la fate.
Anzi, io faccio un decreto monco, a metà, vi racconto storie e poi non vi fornisco assolutamente nulla di quello che vi prometto e voi la fate.
Il decreto sul registro elettronico la dice lunga. Anche la storia sui libri di testo digitali.
Per entrambi mi riservo di scrivere un approfondimento specifico.
Ma nulla è stato dato alle scuole. Come avete visto, invece, è stato tolto.
Quindi, se ben capisco, mentre lo Stato toglie io, scuola, dovrei fare di più e anche innovazione.

• La dignità
Come posso meravigliarmi che su 16000€ di Fondo di Istituto per i progetti “prioritari” (ed è stata fatta un dura selezione), il Collegio ha ne proposti 40000€?
Il docente sembrerebbe sordo e cieco ai tagli. Ogni anno c’è stato un taglio del 25% circa, ma lui ha sempre chiesto 100.
Come se nulla accadesse fuori dal suo mondo. E si meraviglia se tu gli racconti che i soldi non ci sono. Non capisce! Chiede: che significa? che non posso fare la mia attività? Non ci sono i finanziamenti, e allora? Il mio progetto lo faccio senza.
E proprio questo che il mondo esterno alla scuola non capisce.
Il docente è un “puro” che vede il suo lavoro come una “ missione”.
Le devianze non sono frequenti in Italia. Continua a proporre senza pensare al “vile danaro”.
Guarda ai suoi studenti innamorato e romanticamente concentrando i suoi sforzi sui veri bisogni del ragazzo. Se il ragazzo è un nativo digitale allora il docente si avventura nel nuovo mondo.
Avrà difficoltà, si sentirà depresso – perché le regole del gioco cambiano – ma non abbandonerà mai la crescita del ragazzo e cercherà di accompagnarlo con la ricchezza della sua personalità e della sua professionalità.
Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario è ispirato da altrettanti ‘sani’ principi.

• L’identità
Eppure, alcune cose non si possono fare senza soldi. L’azienda non aderisce a una collaborazione se non può recuperare quello che perderebbe dedicandoti tempo (l’azienda perde produzione). È sotto gli occhi di tutti la situazione delle microimprese…
E le famiglie con il potere di acquisto sceso del 4,8% non possono permettersi di preoccuparsi degli ammanchi della scuola.
Si rischia di non poter conservare gli elementi caratteristici dell’identità della scuola (per la chiusura delle attività) o professionale (con la difficoltà di “crescere nell’innovazione”).
E, poi, vogliamo parlare di valutazione?

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Immagine in testata di bigjom / freedigitalphotos.net (licenza free to share)

Arturo Marcello Allega