BTOF. ASL e Potenziamento, tra il costruire e il complicare

Il BTOF è la suocera (per il fatto che controlla, si insinua, limita, interrompe…) del PTOF e cioè il Bilancio triennale dell’offerta formativa. Naturalmente, suppongo che il legislatore (e politico) sia stato così strategico e razionale, nella logica articolazione della Riforma, da aver certamente avvertito che il BTOF non è semplicemente il finanziamento delle attività.

E, allora, se il PTOF è una strategia a medio termine (che coprirebbe la pianificazione di uscita dal triennio di specializzazione – per dirla alla vecchia maniera), suppongo che esso sia sostenuto da un intelligente elaborazione di un BTOF.

Vediamo come potrebbe funzionare il BTOF attraverso due innovazioni molto positive: l’alternanza scuola lavoro ‘a sistema’ e l’organico di potenziamento (quindi ‘in più’).

Sono giunti alle scuole i finanziamenti delle classi terze, che ricordo, obbligatoriamente devono svolgere percorsi di alternanza scuola lavoro: ogni singolo studente deve avere un percorso progettato con un’azienda di riferimento.

Demandiamo l’analisi delle certificazioni imposte dalle Linee Guida alle Scuole e alle Aziende con quello che prevede il reportery sul SIDI e sui siti istituzionali. Vediamo solamente i numeri. Abbiamo avuto 25.467€ per l’ASL 2015-16 di 175 studenti delle terze classi. Ogni studente deve svolgere 133,3 ore all’anno per tre anni. Il compenso orario del docente per studente è 1,25 €/h (lordo Stato), il costo del percorso intero per studente dei tecnici è 166€ (nella quale si sommano i costi del docente, del tutor aziendale, i costi vivi della scuola e dell’azienda).

Pertanto, se una classe di 25 studenti si dividesse in 5 gruppi (piccoli gruppi sostenibili da un docente tutor e da un’azienda) il finanziamento sarebbe di 727,6 € (lordo Stato, quindi circa 500€ lordo dipendente e circa 350/370 netti, nell’ipotesi limite di un compenso limitato al solo docente tutor) per sostenere i costi di 5 studenti per 133,3 ore all’anno in ASL. Se, poi, un docente volesse assumersi l’incarico di seguire più gruppi aumenterebbe la mole di lavoro ma anche il compenso; sempre assumendo che l’azienda non costasse nulla (ma così non potrà mai essere).

Si assume pure che ci siano aziende disposte ad affiancare l’ASL. Per il Lazio si tratterebbe di un esercito di circa almeno 6000 studenti in azione con orientativamente 1200 aziende. Ci accontenteremmo di un numero di aziende molto più esiguo, ma resterebbe comunque consistente. In un recente incontro con la Regione Lazio, in un Gruppo di Lavoro dedicato, la rappresentante regionale ci ha chiesto: “cos’è che vi manca?”. Ricordo che, per la 107/15, la Regione ha l’obbligo di istituire un albo aziendale regionale per l’ASL con definite caratteristiche. La criticità più grande è generata dal fatto che, mentre l’obbligo all’ASL vige per le scuole, non è altrettanto obbligatorio per le aziende, le quali non sono a conoscenza di eventuali sgravi fiscali o crediti d’imposta.

Inoltre, è opportuno ricordare che le Linee guida sull’ASL prevedono un ruolo dell’ASL all’Esame di Stato (precisamente la terza prova, lasciando le altre due prove ad una verifica disciplinare sulle conoscenze); pertanto il Consiglio di Classe interessato dovrà partecipare integralmente al progetto triennale (lavorando sulla flessibilità e assumendo una sensata stabilità rispetto ai turnover – sensatezza che, come è noto, non c’è) affinché l’eventuale membro interno sappia come comportarsi per la formulazione della terza prova sia in termini di conoscenza che di valutazione.

L’organico di potenziamento è un’altra storia. È pensato comunque trasversale all’ASL. Le scuole hanno espresso i loro bisogni in termini di classi di concorso e, com’è noto, invece, hanno avuto tutt’altro. Docenti privi di conoscenze e competenze sia per le discipline dell’area alla quale sono stati assegnati, sia per le esigenze complesse dell’alternanza. Poiché i docenti “ordinari” sarebbero comunque coinvolti con una obbligatoria flessibilità sui temi progettuali dell’ASL, i docenti del potenziamento dovrebbero essere utilizzati in massa per l’alternanza, oltre che utilizzati, come stanno facendo un po’ tutte le scuole, nelle supplenze e nello studio assistito (critico, in quest’ultimo caso, per la necessità di personale capace ed esperto com’è solamente un docente di esperienza).

Ora, i docenti potenziati, privi di competenze specifiche nell’ASL, hanno contratti a tempo determinato su classi di concorso aleatorie (perché sopravvissuti al reclutamento dell’organico comune) e sono stati quasi tutti pescati nelle graduatorie di istituto. È una certezza che non si potrà garantire una qualche forma di continuità con la classe e con l’azienda sul triennio.

L’ASL definita in questo modo ha una conseguenza invasiva e destabilizzante perché comunque – caricando i docenti ordinari di una rilevante massa di lavoro, aggiunta a quella per i docenti in prova, all’organizzazione delle attività dei docenti potenziati, alla presentazione di progetti promossi dal MIUR su ogni possibile tematica pensabile, al RAV e al PdM, al PTOF e al BTOF – non consente la sopravvivenza di attività nevralgiche che finora hanno curato ‘la persona’, le fragilità della persona presenti in ogni istituzione scolastica. E prescindiamo anche dal fatto che poche scuole saranno vincitori di progetti finanziati, quindi la maggioranza di quelle non finanziate dovrà trovare tra le crepe di questa massa infinita di iniziative (per spirito ed etica professionale se non per missione) delle “nuove forme di volontariato”.

Lasciare tutto alla creatività, immaginazione e volontariato delle scuole e del suo personale non è pensabile perché, come disse una volta una mia bravissima amministrativa, “anche se volessi e fossi ultrapagata, non ce la potrei fare, perché dopo aver lavorato intensivamente per il mio turno io, fisicamente, non ce la faccio più (senza tener ovviamente conto che avrei, dopotutto, una famiglia anch’io)”.

Resta l’idea positivissima di portare a sistema l’ASL e sostenere il peso dell’attività con personale altro rispetto all’organico ordinario.

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Arturo Marcello Allega