Stato sociale democratico e apprendimento permanente, in Scandinavia
Nei Paesi scandinavi, e in particolar modo in Danimarca, Svezia e Finlandia, il tasso di partecipazione ad attività di formazione permanente è nettamente superiore alla media europea e italiana. Le ragioni di tale fenomeno sono da ricercarsi nella storia che accomuna tali paesi, caratterizzata da un sostegno costante alla creazione di una cultura del lifelong learning. Ciò che ha contribuito alla diffusione di tale cultura va senza dubbio ricercato in una serie di fattori che hanno caratterizzato la storia, non solo recente, dei paesi scandinavi. Tra questi fattori, particolare rilevanza assume il ruolo svolto dalle politiche pubbliche in campo educativo, sociale e del mercato del lavoro.
Un’analisi storica delle politiche pubbliche messe in atto nei paesi scandinavi dimostra, infatti, il ruolo determinate da queste svolto nell’eliminare e ridurre notevolmente quei fattori che, in altri contesti europei, si presentano quali vere e proprio barriere alla partecipazione ad attività di apprendimento, in un’ottica di lifelong learning. Le caratteristiche distintive delle politiche pubbliche messe in atto nei Paesi scandinavi possono così riassumersi. Anzitutto, esiste una volontà politica, condivisa da governo e parti sociali, di diminuire le ineguaglianze esistenti. Inoltre, tale volontà trova concreta applicazione nell’implementazione di politiche pubbliche concertate.
Sono tali politiche che hanno permesso:
• l’adozione di un modello scolastico unitario (comprehensive schooling);
• la messa in valore dell’esperienza maturata nel campo dell’educazione popolare e della pedagogia critica;
• la possibilità di investire fondi pubblici per garantire un’ampia e diversificata offerta di formazione permanente attraverso procedure decentralizzate;
• l’istituzione e regolamentazione di permessi studio per i lavoratori adulti, nonché di prestiti e schemi di finanziamento per studenti, giovani e adulti, sovvenzionati dallo Stato;
• la promozione di politiche ad hoc volte a sostenere la partecipazione educativa e formativa di popolazioni in situazione di svantaggio quali i lavoratori con bassi livelli di alfabetizzazione funzionale, gli immigrati di prima e seconda generazione, i disoccupati ecc.
È alla luce di ciò che i Paesi scandinavi sono stati indicati quali esemplari di un modello di “stato sociale democratico”, diverso da altri modelli di stato sociale. In esso il governo, di concerto con le parti sociali, svolge un ruolo determinate per garantire il benessere sociale, in quanto è ancora il principale fornitore, seppur attraverso procedure fortemente decentralizzate, di servizi pubblici alla persona. Tra questi servizi sono da considerarsi anche i servizi formativi ed educativi, scolastici e post-scolastici, che si rivolgono a bambini, giovani e adulti.
La ricetta vincente per garantire tassi di partecipazione ad attività di formazione permanente elevati è quindi da individuarsi nel tipo di relazioni esistenti tra Stato, mercato e società civile. Il modello istituzionale dei Paesi scandinavi, seppur con le dovute differenziazioni, vede ancora lo Stato a garante di un’offerta di educazione e formazione permanente, il quale stabilisce alti standard di equità anziché equità dei bisogni fondamentali, come purtroppo accade in altri Paesi europei, Italia inclusa. Inoltre, è sempre lo Stato a riconoscere i punti deboli del mercato, quindi ad agire per apportare le correzioni necessarie. E non viceversa.
Marcella Milana