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Le ragioni che ci legano alla crisi

Pubblicato il: 25/03/2009 18:00:50 -


Le politiche per fronteggiare e uscire dalla crisi devono mettere al centro la formazione per qualificare il lavoro e lo sviluppo.
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I limiti strutturali del nostro sistema produttivo, a partire dall’insufficiente investimento in ricerca e innovazione, riguardano anche i percorsi di istruzione e di formazione per il lavoro. I problemi sono molteplici e complessi, ma alcuni dati possono dare senz’altro un primo orientamento:

• Eccessiva licealizzazione: nel 2006/07 tra tutti gli studenti italiani i liceali (33,4%) sono ormai uno su tre, a un solo punto percentuale di distanza dagli iscritti degli Istituti tecnici (34,4%). Considerando gli iscritti al primo anno il sorpasso dei licei è una realtà di fatto: 34,2% contro 32,4% dei tecnici, mentre gli istituti professionali sono al 22%.

• Divario nord-sud nella formazione professionale: il Nord realizza circa tre quarti dei corsi di formazione professionale. Nell’anno scolastico 2006-2007 il 4% della forza lavoro nazionale ha partecipato alle attività di formazione professionale organizzate dalle Regioni, con un incremento annuo dell’1,2%: il Nord ha coinvolto il 6% della forza lavoro, il Centro poco più del 2% e il Sud non arriva neanche a quella soglia, fermandosi all’1,9%. Stesso discorso per l’apprendistato. I Fondi paritetici interprofessionali hanno una concentrazione fortissima al Nord e sono assai deboli al Sud.

• Apprendistato senza formazione: l’accesso alla formazione è in caduta libera da tre anni: era il 25% nel 2004 – valore già di per sé basso – ed è sceso al 17% due anni dopo. Quanto alla sperimentazione dell’apprendistato “alto”, anche in quei territori dove sembra che lo strumento abbia riscosso il maggior successo – ovvero nell’area del Nord-Ovest – il primo avviso pubblico per la raccolta dei progetti ha riscosso una scarsa attenzione da parte delle strutture produttive, tanto da lasciare una ampia quota di risorse non assegnate.

• Debolezza dell’istruzione tecnica superiore: i numeri delle attività corsuali appaiono addirittura in calo, con 144 corsi IFTS tra il 2006-2008 contro i 388 del periodo 2004-2006.

• Formazione continua: le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 10 addetti che svolgono attività formative per i propri lavoratori sono meno di una su tre, contro il 60% della media europea. Il nostro Paese ha valori inferiori sia per incidenza delle imprese formatrici che per tasso di partecipazione. E i dati confermano ancora una volta la forte correlazione tra dimensione d’impresa e propensione alla formazione: solo una su quattro delle aziende con un numero tra 10 e 19 addetti svolge attività di formazione interna; percentuale che supera il 96% in quelle con almeno 1.000 addetti.

Si tratta chiaramente di situazioni che debbono essere affrontate e superate attraverso interventi prioritari e concreti. C’è un modo per aiutare il sistema produttivo a emergere dalla stagnazione e dalla crisi attraverso la scuola e la formazione? Esistono delle soluzioni realistiche che abbiano efficacia già da qui a qualche anno? Noi crediamo proprio di sì.

Fabrizio Dacrema

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