L’outdoor training: una nuova frontiera

L’Outdoor Training è una metodologia didattica costituita da un sistema integrato di attività espressamente progettate per la formazione e il trasferimento dell’apprendimento nella vita quotidiana o nel lavoro. Ogni attività Outdoor propone un problema da risolvere entro un confine di tempo e di regole definite. La soluzione appare impossibile fino a quando il gruppo non condivide e utilizza tutte le risorse presenti al proprio interno. La soluzione emerge attraverso il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze personali e professionali e soprattutto quando vengono identificate dinamiche di comunicazione e di comportamento più utili per il raggiungimento del comune obiettivo.

Poiché i problemi proposti debbono essere risolti nel tempo stabilito e secondo regole rigide emergono le abituali modalità di gestire le risorse e lo stress operativo che ne deriva. Le attività di outdoor training diventano la metafora attraverso cui ciascuno può riconoscere le proprie modalità di collaborazione per il conseguimento dei risultati e l’occasione per sperimentarne altre.

La relazione tra modalità prescelte e qualità dei risultati apparirà a tutti evidente e concreta e perciò facilmente trasferibile. L’esperienza Outdoor sviluppa inoltre un forte ancoraggio nei partecipanti perché la consapevolezza cognitiva si integra nelle dimensioni di contatto fisico ed emozionale, all’interno di un ambiente naturale che impedisce automatiche associazioni con le consuete abitudini quotidiane e organizzative.

Gli ingredienti dell’outdoor training sono: il coinvolgimento fisico, emotivo e cognitivo (l’intensità), il suo svolgersi all’aperto (outdoor) cambia gli abituali contesti percettivi e sospende temporaneamente gli automatismi, l’uso delle metafore in quanto aiuta a elaborare uno o più temi tipici del lavoro di gruppo e infine la riflessione. Quest’ultimo ingrediente è costituito dall’elaborazione da parte dei partecipanti, appena svolta l’attività, sui processi che hanno messo in atto per affrontare il problema che gli era stato sottoposto. La riflessione dei partecipanti è sui processi comunicativi, relazionali, decisionali e operativi che si sono sviluppati nel corso dell’attività e la possibilità di trasferire tali riflessioni (apprendimenti) nell’ambito dei loro abituali contesti di vita e di lavoro.

La storia dell’outdoor training. I presupposti teorici sono nelle riflessioni di John Dewey (1859-1952) che teorizzò il concetto di apprendimento facilitato veicolato dall’esperienza. Idea che trovò terreno fertile in Germania dove l’umanista Kurt Hahn, fuggito dalla Germania nazista, si rifugiò nel Regno Unito per assumere la carica di rettore in Scozia alla Gordonstoun School e poi ad Aberdovey. Ispirandosi al mondo del mare Kurt Hahn mise a punto, nel ’41, un iter di formazione di circa un mese per giovani marinai ricco di sfide: l’outward bound (il lasciare gli ormeggi). Le sue riflessioni teoriche e le sue sperimentazioni furono riprese negli USA negli anni sessanta per mettere a punto nelle scuole percorsi didattici finalizzati al riconoscimento della diversità e all’integrazione razziale. Successivamente dal mondo della scuola questa metodologia didattica venne estesa alla formazione aziendale per favorire l’integrazione interdisciplinare e interfunzionale.

In Italia – negli ultimi quindici – si sta diffondendo nella formazione professionale e manageriale e da circa tre anni si stanno svolgendo sperimentazioni in alcune scuole pubbliche. Le sperimentazioni nella scuola avvengono all’interno del Programma Europeo Leonardo e coinvolgono, oltre ad alcuni partner europei, le provincie di Pescara, Lecce e Teramo, Matera e Potenza.




Una bibliografia
essenziale sull’outdoor training a cura di Roberto Alfieri.

Roberto Alfieri