La valutazione nella scuola dell’autonomia

Al di là dei diversi approcci, un dato è certo. Il cuore del problema non è il voto ma la cultura della valutazione che pratichiamo. In altri termini, chiarito subito che il cuore della valutazione non è la valutazione degli studenti, noi possiamo utilizzare i voti, i giudizi, le formule sintetiche e quant’altro ma ciò che conta è la cultura della valutazione che sta a monte di quelle scelte. In questo senso c’è una evidente pericolosità in questa enfatizzazione ministeriale del ritorno al voto: il rischio che esso, con la sua supposta semplicità e precisione, trascini con sé una brutale semplificazione della cultura della valutazione di cui la scuola autonoma ha più bisogno di ieri.

Questo ritorno al voto certo ha solide radici ideologiche (contro la scuola del ’68, della promozione facile, dei docenti di sinistra) ma come sempre l’ideologia non sarebbe di per sé vincente se non trovasse basi più materiali disponibili. Se infatti i “giudizi” utilizzati in questi anni troppo spesso sono diventati stereotipi slegati da ogni idea di verifica della programmazione e persino talvolta venati di psicologismo o paternalismo, si può comprendere allora come il consenso verso il voto decimale non sia poi così incomprensibile.

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Dario Missaglia