Reti contro l’odio in rete

L’hate speech non è un fenomeno nuovo, ma al contrario a lungo esaminato nell’ambito degli studi su  discriminazione e razzismo; alcune manifestazioni sono nuove, ma i meccanismi dell’odio e dell’elezione di un target a gruppo bersaglio sono spesso quelli classici, come spiega con chiarezza Stefano Pasta, autore di “Razzismi 2.0”[1].

Tuttavia la potenzialità di un discorso d’odio di colpire una vittima nella sfera più intima – identitaria, di genere o religiosa – cresce a dismisura on-line, in quanto diventa persistente nel tempo, ricorrente e itinerante, pericolosamente associata all’idea di impunità e di anonimato.

Gli hater di professione si sentono liberi di offendere e godono della visibilità mediatica certificata dai propri follower, che rimbalzano i contenuti d’odio, anche quando non hanno contatto o conoscenza diretta della vittima.

L’odio, la discriminazione e la denigrazione in rete generano un bisogno crescente di conoscenze, buone pratiche e strumenti per arginare nei social attacchi e molestie, vessazioni e perdita del senso del limite, che violano alcuni diritti fondamentali della persona, come il diritto di eguaglianza, dignità umana, libera partecipazione alla vita politica e sociale [2].

Emblematico il caso della senatrice a vita Liliana Segre che, diventata bambina invisibile dopo l’espulsione dalla scuola a seguito delle leggi razziali, si è resa conto ben presto che i crimini d’odio nascono proprio con le parole: “mi dicevano muori e poi c’è stata la Shoah”, ricorda spesso nei suoi interventi. Il linguaggio dell’odio l’ha ferita per tutta la vita e a 92 anni vive sotto scorta per ripararsi dalle minacce di morte sui social[3]. Con la mozione per istituire in Senato una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio,  si è fatta promotrice in prima persona di un’indagine conoscitiva sul fenomeno dei discorsi d’odio e con soddisfazione ha potuto annunciare lo scorso mese di giugno l’approvazione all’unanimità dei risultati ad opera della Commissione, che ha il merito di avere coinvolto tutte le forze politiche nella presa di consapevolezza della gravità del tema.

Nel corso del suo intervento sul banco più prestigioso del tempio della democrazia per presiedere l’elezione del Presidente del Senato, la Segre ha sottolineato ancora una volta l’importanza vitale di dar prova di rispetto per gli avversari, apertura sincera all’ascolto e capacità di esprimersi con gentilezza superando gli steccati e assumendo una comune responsabilità nella lotta al linguaggio dell’odio e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni.

Le nuove modalità e i nuovi canali di diffusione attraverso i social media impongono necessariamente un approccio multidisciplinare e multilivello per la difesa attiva dei diritti umani, la promozione di una cultura dell’inclusività e del dialogo e per il contrasto al razzismo nella società.

Buone notizie in tal senso vengono dal convegno svolto in questi giorni nell’ambito del progetto della Commissione europea “REASON-REAct in the Struggle against Online hate speech” , ideato e coordinato da Unar Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali  della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in partenariato con Università Cattolica del Sacro Cuore, IRS – Istituto per la ricerca sociale  e Associazione Carta di Roma .

I relatori hanno affrontato le questioni centrali e i passi da fare per individuare le cause e le dinamiche che innescano il fenomeno sfuggente dei discorsi d’odio, per impadronirsi degli strumenti che possono essere messi in campo per riconoscerli, diffondere la conoscenza dei casi e infine appropriarsi di anticorpi per contrastarli, coinvolgendo professionisti dell’ambito giudiziario, comunicatori professionisti, insegnanti e specifici target di gruppi bersaglio.

E’ in atto innanzitutto un nuovo approccio di rete, un dialogo globale e transnazionale tra soggetti diversi, uno sforzo comune e sinergico di numerosi attori sociali per costruire connessioni interistituzionali e  aumentare il livello di consapevolezza del fenomeno dei discorsi d’odio on-line e le concrete possibilità di combatterlo. La finalità è quella di rafforzare una strategia coordinata tra gli attori politici e istituzionali e le diverse aree della società civile per entrare a fondo nei processi e arrivare a definire piani nazionali di interventi in campo sociale, educativo, culturale, mediatico, sportivo e anche legale.

Chi è impegnato in prima linea può finalmente avvalersi di banche dati lessicali sempre più estese e affidabili – come le Mappe dell’Intolleranza di Vox Osservatorio italiano sui Diritti e i Barometri dell’odio di Amnesty International  – che consentono di identificare commenti inappropriati, offensivi o violenti e agevolano le ricerche, rendendole sempre più libere da interpretazioni impressionistiche sul fenomeno.

Grazie a un costante affinamento delle tecniche di geolocalizzazione e valutazione dello hate speech prodotto e diffuso su Twitter e Facebook è possibile individuare inoltre i gruppi quantitativamente più bersagliati: donne, migranti, ebrei, islamici, comunità LGBT, disabili, gruppi all’interno dei quali la categoria che necessita di maggiore tutela  è quella dei minori, che nell’era dell’utilizzo smodato dei social e della rete risultano essere i soggetti potenzialmente più a rischio.  L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra-Fundamental rights agency ) rilancia nel suo nuovo rapporto l’allarme sull’antisemitismo che cresce sul web, denuncia che alcuni paesi UE non si sono ancora attivati nella raccolta dei dati e incoraggia la registrazione e la segnalazione degli episodi d’odio e pregiudizio contro gli ebrei, aumentati in concomitanza della pandemia e della guerra, al fine di poterli contrastare meglio.

Le istituzioni europee e nazionali hanno operato negli ultimi anni in sinergia per definire e implementare anche alcuni documenti chiave per il contrasto e la prevenzione dei discorsi d’odio, come il Codice di condotta[4], che dal 2016 impegna le principali piattaforme on-line sia sul fronte dell’analisi, verifica e rimozione in tempi brevi dei contenuti lesivi di diritti – per impedirne la diffusione e garantire proporzionalità nell’applicazione delle misure di contrasto -, sia in un’opera di connessione con la società civile per una sfida sociale e democratica centrata su un lavoro di prevenzione e educazione, nonché di sostegno, supporto efficace e risarcimento emotivo alle vittime. Le nuove raccomandazioni del Consiglio contro il discorso d’odio, pubblicate lo scorso maggio, dimostrano l’impegno degli Stati membri a adottare un quadro giuridico costantemente aggiornato.

Diritti, eguaglianza, solidarietà, rispetto, gentilezza, giustizia e sicurezza sociale: queste sembrano in sintesi le parole e principi chiave di cui dovremmo cercare di appropriarci per vivere tutte e tutti in modo migliore. Per saperne di più e per difendersi dall’odio in rete possono essere d’aiuto alcune letture, oltre a quella menzionata in apertura[5]: A chi lo dici? Consigli e strategie per comunicare con rispetto di Rosy  Russo[6],  La rete non ci salverà di Lilia Giugni[7], La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo di Milena Santerini[8], #odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole di Federico Faloppa[9], L’odio online. Violenza verbale e ossessioni in rete di Giovanni Ziccardi[10].

Inoltre è possibile accedere gratuitamente al percorso di formazione asincrona “Contrastare l’odio online” promosso dal Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Università Cattolica insieme ai partner del progetto REASON[11].

L’odio sul web è un’emergenza. E’ il momento di attivarsi per saperne di più e concorrere a fare la propria parte per dire ‘basta!’

 

[1] S. PASTA, Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio on-line, Morcelliana, 2018

[2] http://www.educationduepuntozero.it/community/anticorpi-per-un-risveglio-etico-nei-social.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/disarmare-il-linguaggio-buone-pratiche-di-comunicazione-non-ostile.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/citta-educativa/liliana-segre-nel-mirino-degli-haters.shtml

[3] http://www.educationduepuntozero.it/community/anticorpi-per-un-risveglio-etico-nei-social.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/disarmare-il-linguaggio-buone-pratiche-di-comunicazione-non-ostile.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/citta-educativa/liliana-segre-nel-mirino-degli-haters.shtml

[4] file:///C:/Users/lenovo/Downloads/code_of_conduct_on_countering_illegal_hate_speech_online_en_C08AC7D9-984D-679D-CAEF129AD536E128_42985.pdf

[5] S. PASTA, Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio on-line, Morcelliana, 2018

[6] Erickson, 2022

[7] Longanesi, 2022

[8] Raffaello Cortina, 2021

[9] Utet, 2020

[10] Raffaello Cortina, 2016

[11]https://reasonproject.eu/e-online-il-corso-contrastare-lodio-online-reason-promosso-dal-centro-di-ricerca-sulle-relazioni-interculturali-delluniversita-cattolica-del-sacro-cuore-insieme-a-unar/