Musica insieme

L’ampliamento dell’attenzione nei confronti della formazione musicale, insieme alla valorizzazione della creatività e della formazione artistica nel suo complesso è, a nostro avviso, uno degli elementi maggiormente caratterizzanti, seppure non ancora adeguatamente evidenziati, della Legge 107/15.

Si tratta di una scelta che sottintende un mutamento del ruolo stesso della Scuola, del rapporto tra le discipline, tra i modelli di apprendimento che le caratterizzano e che, in sostanza, sposta a favore delle attività musicali e artistiche il baricentro culturale a cui la formazione deve fare riferimento. Ciò al fine di fornire al futuro cittadino quelle competenze ritenute indispensabili per una sua partecipazione attiva e consapevole nella società contemporanea, garantendogli nel contempo il diritto ad uno sviluppo armonico della propria personalità.

Potremmo, quindi, limitarci a cogliere quanto di positivo viene previsto in termini di possibile aumento numerico, all’interno delle scuole, della presenza di attività musicali e di operatori con specifiche competenze. Certo, sarebbe già un segnale importante, ma crediamo che, così facendo, finiremmo per sprecare un’occasione storica.

A nostro avviso, il potenziale innovativo presente in questo cambio di impostazione può e deve essere abbinato a un profondo rinnovamento didattico che ponga le basi sulle numerose e positive esperienze realizzate nelle scuole in questi anni, soprattutto nel campo della Musica d’Insieme. Com’è noto, il percorso “accademico” degli studi musicali, e in particolare quello dello studio strumentale, prevede che le attività collettive (Musica da Camera, Coro, Orchestra ecc…) coinvolgano lo studente solo in una fase avanzata degli studi.

Questa impostazione ha portato a sottovalutare le potenzialità didattiche, soprattutto nella formazione di base, della Musica d’Insieme ed è perciò comprensibile che, essendo necessario ribaltare la funzione finora assegnatale, ci si trovi di fronte a molte resistenze nel volerle riconoscere il ruolo fondamentale che le spetta. Riteniamo, infatti, che essa possa essere, soprattutto per gli alunni più giovani, il mezzo privilegiato attraverso cui avvicinarsi alla pratica musicale. Un approccio attraverso modalità di apprendimento collettivo è, infatti, sicuramente più coerente con la prassi pedagogica della Scuola primaria.

Così come attraverso l’esperienza delle Scuole secondarie a Indirizzo Musicale si è giunti alla convinzione che sia opportuno e utile inserire la formazione musicale nel normale percorso di studi, è ora altrettanto necessario affermare l’importanza di un approccio formativo che sia il frutto della relazione con gli altri e non dell’isolamento dagli altri.

Inoltre, è importante sottolineare quanto l’esperienza delle SMIM abbia dimostrato che un tale approccio non solo non pregiudichi ma, anzi, renda più agevole l’acquisizione delle competenze tecnico-strumentali, anche per chi volesse in futuro proseguire i propri studi in direzione professionale.

In cambio di un’organizzazione didattica basata sulla lezione individuale, un privilegio più per i docenti che per gli alunni, si è accettato, sino ad oggi, di limitare a pochi il diritto a una adeguata formazione musicale, destinando a tutti gli altri unicamente le pur utilissime ore di Musica della Scuola secondaria di primo grado. Ne è derivata una visione della formazione musicale spesso autoreferenziale, il cui prioritario obiettivo è parso essere più che altro quello di perpetuare se stessa, formando interpreti e musicisti anche validi, dimenticando che la musica è una delle esperienze formative fondamentali di ogni individuo, talentuoso o meno, a cui tutti hanno diritto.

Questa, quindi, la sfida più rilevante per il nostro settore. Il richiamo alla necessità di garantire una formazione musicale e artistica attiva, pratica e per tutti e che, per poter essere tale, deve rinnovare i propri modelli didattici e crearne di nuovi, laddove fosse necessario, al fine di renderli accessibili anche in situazioni in cui il rapporto alunni/docente sia più simile a quello della normale organizzazione scolastica.

Non si tratta di negare la grande tradizione del nostro Paese, quanto, piuttosto, di adeguarne le strutture organizzative alle nuove e diverse esigenze socio-culturali. Sarà pertanto necessario distinguere tra le fasi o le specificità degli studi musicali quelle in cui è indispensabile un rapporto alunni/docente più o meno limitato da altre in cui, invece, tale necessità non sussiste.

Per avviare in una Scuola primaria un coro serve un docente con una formazione vocale e pedagogica adeguata, il rapporto alunni/docente può invece essere perfino superiore a quello delle altre attività disciplinari. Analogamente, per realizzare un approccio alla pratica strumentale attraverso progetti in cui l’alunno è chiamato a sperimentare l’utilizzo di diversi strumenti, servono docenti in grado di condurre gruppi e di dare indicazioni di base su ognuno degli strumenti proposti, piuttosto che precise indicazioni tecniche su un singolo strumento.

Considerando acquisita per le SMIM la possibilità di articolare la struttura organizzativa distribuendo le attività di pratica strumentale in momenti di Lezione individualizzata, piccoli gruppi o attività di tipo orchestrale ed avendo riscontrato che proprio attraverso la presenza dei momenti di lezione collettiva si è sviluppata una nuova, più efficiente e adeguata didattica strumentale, dobbiamo ora predisporci a un ulteriore e profondo cambiamento strutturale.

La prospettiva, a breve, di una reale e diffusa anticipazione alla Scuola primaria della formazione musicale, attraverso l’inserimento nel suo organico di Docenti in possesso di Titoli di Studio specifici, consentirà una capillare attivazione (il nostro augurio è che questa presenza diventi la regola, essendo prevista nella Legge 107/15 la presenza curricolare della formazione musicale in tutte le scuole) di percorsi di avviamento alla pratica vocale e strumentale nella Scuola Primaria e dell’Infanzia.

Una realtà, quindi, in cui l’operare con gruppi di alunni sarà il modello prevalente (ci permettiamo in proposito di invitare i futuri docenti alla lettura delle Linee guida del DM 8/11) e per la quale l’approccio non potrà che avvenire attraverso esperienze di Musica d’Insieme. Una novità che potrà trovare impreparati alcuni docenti, per i quali speriamo possa essere previsto un adeguato impegno dell’amministrazione scolastica volto a garantire percorsi di aggiornamento, ma che non dovrebbe essere vissuta come un limite, bensì come una grande possibilità di innovazione.

Per approfondire:

Linee guida DM 8/2011

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Ciro Fiorentino