Il valore dell’educazione musicale

“L’attuale situazione della diffusione della cultura musicale nella nostra società è alquanto carente, andando avanti di questo passo nel giro di poco tempo molte delle nostre istituzioni musicali chiuderanno i battenti. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una notevole diminuzione di iscritti nelle scuole musicali, i motivi sono molteplici, il più importante è sicuramente la mancanza dei posti di lavoro, infatti, ci sono pochissime orchestre sinfoniche nel nostro Paese, se poi andiamo a verificare da chi sono composte c’è veramente da preoccuparsi. Le statistiche ci dicono che nel settore “archi” oltre il 90% è formato da strumentisti provenienti dai paesi dell’est europeo, mentre nel settore “ottoni”, molti strumentisti provengono da oltre oceano. Credo che noi italiani siamo in grado di raggiungere un livello professionale adeguato, anzi, in un passato non troppo remoto, eravamo noi a fornire validissimi strumentisti a molte orchestre straniere, quindi dobbiamo capire cos’è accaduto in questi ultimi anni. Penso che se facessimo una politica culturale adeguata sin dalla scuola primaria e modificassimo il sistema scolastico risolveremmo molti problemi.

Altra cosa impressionante è che quando mettiamo la testa fuori dall’Italia e ci troviamo a parlare di musica, i nostri interlocutori si meravigliano che un Paese come il nostro che è considerato il paese del “bel canto” e che in passato ha dato al mondo (oserei dire alla storia) musicisti che tutti ci invidiano, oggi si trovi in questa situazione. Dallo scorso settembre sono stato chiamato a far parte della commissione COSS-COIIA (riguardante la riforma dei licei), della commissione disciplinare e del consiglio nazionale della pubblica istruzione (C.N.P.I.). Durante questi mesi di lavoro ho appurato che c’è una scarsissima conoscenza della problematica musicale nel nostro Paese, il nostro lavoro non viene considerato come tale “quindi è un qualcosa che si può fare per diletto”!?

Stando così la situazione penso che dobbiamo far capire a coloro che ci governano (di qualsiasi colore essi siano) che l’essere umano convive con il linguaggio musicale dal suo concepimento fino alla sua fine, e una buona cultura musicale può contribuire a vivere una vita più serena (può limitare di molto lo “sballo” nelle discoteche, può dare la possibilità di improntare la vita sul “fare”, può togliere i ragazzini dalle consolle, dalla frequentazione di compagnie non troppo raccomandabili ecc. ecc.) e la si acquisisce dai primi anni di vita sino all’adolescenza. Una importante esperienza è stata fatta in america latina e precisamente in Venezuela, dove attraverso la musica sono stati recuperati moltissimi giovani che erano in uno stato di abbandono e di assoluto disagio.

Alcuni esempi d’intervento potrebbero essere:

1) Propedeutica musicale, (ciclo biennale) sin dalla scuola materna.

2) Scuole elementari in ogni distretto scolastico con corsi per tutti gli studenti, di strumentario Orff, per coordinare ritmo e movimento e un corso del sistema Kodaly, per educare la voce e l’orecchio, con la possibilità di aprire delle classi strumentali pomeridiane, per due ore settimanali, principalmente per strumenti ad arco, tastiere e flauto dolce.

3) Scuole medie a indirizzo musicale, almeno due per ogni distretto scolastico, con classi strumentali che coprono lo studio degli strumenti tradizionali dell’orchestra sinfonica. Un plesso scolastico, dedicato allo studio di strumenti ad arco, tastiere, chitarra e percussioni. Nell’altro plesso scolastico, tutti gli strumenti a fiato. Durante l’ultimo mese di lezioni, le due scuole strumentali, si uniscono, per permettere agli studenti di suonare insieme e formare gruppi cameristici ed eventualmente un complesso orchestrale.

Renzo Angelini
Docente di clarinetto al Conservatorio Rossini di Pesaro.”

Nel 2007 è stato istituito presso il MIUR il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica composto da musicologi, pedagogisti, docenti, dirigenti e musicisti. Si è adoperato, in questi due anni di attività, per creare sinergie con tutti gli organismi istituzionali, dalle scuole all’università, per favorire occasioni di promozione della pratica musicale, per offrire occasioni di studio e riflessione sulla valenza culturale e formativa della musica in tutti gli ordini di scuola.

I componenti il Comitato operano nella convinzione:
• che la musica è patrimonio di tutti i cittadini, componente essenziale dell’essere umano,
• che tutti gli alunni debbano avere l’opportunità di abitare la musica con protagonismo di produzione, nel rispetto del loro paesaggio sonoro, dentro il loro percorso di crescita,
• che i ragazzi hanno il diritto di vivere la musica come componente essenziale della propria formazione di essere umani, di cittadini consapevoli nella società, titolari di musicalità da produrre, da esprimere.

Il documento “Fare musica tutti – Linee di indirizzo per un piano pluriennale di interventi relativi alla diffusione della pratica musicale nelle scuole di ogni ordine e grado”, pubblicato nel mese di marzo 2009 sul sito del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica: trae le sue origini ed è il frutto di un lavoro di analisi, di consultazione e di osservazioni di quelle realtà operanti nelle scuole italiane dove l’autonomia ha avuto modo di realizzarsi pienamente come garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale.

Nei lavori precedenti e preparatori del documento “Fare musica tutti” sono stati analizzati e scelti modelli organizzativi delle Scuole italiane, in grado di fornire elementi volti a facilitare ed estendere le buone pratiche musicali; sono stati presi in considerazione i modelli organizzativi e amministrativi e i riferimenti normativi grazie ai quali è stato possibile consentire l’insegnamento/apprendimento musicale a studenti di scuole che non prevedono insegnanti di musica nell’organico docente e i modelli di continuità verticale nell’insegnamento musicale, elaborati e sperimentati dalle scuole dove mancano competenze professionali adeguate.

Da qui l’esigenza di fornire indicazioni per l’attuazione del curriculum, di promuovere, favorire l’apprendimento pratico della musica attraverso l’esplicitazione di contenuti del fare musica a scuola e la definizione delle figure professionali necessarie, attraverso la proposta di organizzazioni e strutture operative per le scuole e per l’amministrazione centrale e la definizione degli assetti strutturali da predisporre per sollecitare sinergie nazionali e regionali-locali.

Il valore di questo documento risiede nel fatto che in esso non si parla di rivendicazioni ideologiche, ma si definiscono obiettivi certi e progressivi, nella ferma convinzione che nella scuola dell’obbligo, soprattutto primaria, debbano entrare, con gradualità, così come la situazione finanziaria impone, figure professionali atte a garantire le competenze per la realizzazione dell’apprendimento pratico della musica, specialisti musicisti, curricularmente riconosciuti, opportunamente formati.

Il Piano tiene conto del sistema Scuola secondo quanto previsto dalle disposizioni relative all’Autonomia, considerate le norme organizzative, le specifiche responsabilità di organizzazione, di gestione e di verifica, l’ottimizzazione delle risorse esistenti a livello centrale e periferico, il reperimento, la gestione e il monitoraggio delle risorse economiche.

Per realizzare cambiamenti è necessario sostenere il percorso operativo di tutte le figure professionali interessate: referenti regionali e provinciali, dirigenti, docenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario, è necessario ascoltare la enorme richiesta di musica che viene dai ragazzi e dalle famiglie e creare le occasioni per far camminare le idee, per attuare e rendere operative le norme, per realizzare piccoli obiettivi verso grandi risultati.

La spinta è fortemente ideale ma intrisa di realismo operativo nella urgente necessità che tutti gli alunni possano vivere nella musica il diritto di essere cittadini consapevoli e protagonisti del proprio sapere.

Annalisa Spadolini