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Un vaccino contro l’infodemia

Pubblicato il: 27/10/2021 02:11:46 -


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In tempi di Coronavirus si è scatenata una domanda di informazione di portata assolutamente inedita: 50 milioni di italiani – il 99,4% degli italiani adulti – hanno cercato informazioni sulla pandemia. L’informazione on-line e off-line si è diffusa in una quantità mai sperimentata prima, raggiungendo un eccesso comunicativo decisamente fuori controllo e soprattutto alimentando il proliferare di notizie false e sensazionalistiche, che hanno contribuito non di rado ad allarmare i cittadini e a non orientarne in modo corretto i comportamenti.

Le fake news non sono neutre, anzi possono far danni di rilevanza globale. Proprio per questo l’imperativo etico della comunicazione scientifica deve essere quello di vigilare sulla qualità dell’informazione. Troppe bufale, panzane, notizie spazzatura, piccole frottole e grandi mistificazioni, campagne di disinformazione via web e dibattiti pubblici esacerbati da odio e bugie. Notizie false a caratteri cubitali, seguite poi da smentite relegate in minuscoli trafiletti. Sta dilagando un’epidemia che ha investito l’intero sistema dei media e che sembra inarrestabile.

Non c’è niente di più facile che vendere bugie in rete – «Lo dice la rete» –, e in genere le notizie false mobilitano di più, e a poco serve cercare di individuare le bufale per provare a denunciarle e smontarle, anche se è comunque doveroso farlo. Sensazionalismo e politicismo vanno combattuti da chi aspira a fare informazione di qualità e per fermare il declino dell’informazione è necessario il rispetto delle regole di comunicazione in rete.

Certamente molte delle difficoltà per una corretta informazione vanno imputate alla novità della malattia causata dal virus sconosciuto del Covid-19, ai dissidi tra virologi e anche tra autorità sanitarie nazionali e regionali. All’interno dei talk show e attraverso l’amplificatore potente dei social media il dibattito scientifico, in corso e in continua evoluzione, non è stato spesso presentato al grande pubblico nei termini corretti e con il rigore necessario per una buona divulgazione scientifica. Risultato: l’idea che la scienza non ha le idee chiare e la strada spianata per la circolazione di  tesi complottistiche e pseudoscientifiche con un impatto rilevante sui comportamenti sociali.

«Ha preso piede una pericolosa infodemia comunicativa, ovvero una circolazione eccessiva di informazioni spesso non vagliate, che ha reso difficile orientarsi tra fonti attendibili e non, lasciando spazio alla proliferazione delle fake news” – ha detto il fondatore di Ital Communications Attilio Lombardi, presentando il primo Rapporto Ital Communications-Censis, Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione»”[1].

L’infodemia

Il termine infodemia è entrato sempre più in uso per descrivere e definire – con analogia di dinamica tra il passaggio di notizie da una persona all’altra e la trasmissione di agenti infettivi –  un fenomeno globale, il sovraffollamento di passaggio comunicativo di notizie, troppe e troppo frequenti, senza il filtro di mediatori che selezionino le fonti e inquadrino le informazioni in un contesto. A fronte di una grande libertà comunicativa, le notizie possono però anche essere parziali, fuorvianti o addirittura false e la diffusione senza controllo ha l’effetto di generare psicosi e paura.

La disinformazione esiste da sempre, ma oggi con la rete la variazione quantitativa di intensità e la velocità dà origine anche a una variazione qualitativa: questo deve preoccupare soprattutto gli utenti della rete. Per tutti è sempre più necessario un rapporto critico con quanto leggiamo e ascoltiamo, l’allenamento della capacità di acquisire elementi per comprendere  l’affidabilità della fonte, la cautela verso un’informazione senza intermediazione e filtri per la verifica. La cattiva scienza ha fatto proseliti purtroppo anche in materia di vaccini antiCovid; pertanto bisogna comprendere che gestire in modo corretto e coordinato la comunicazione scientifica può diventare una misura salvavita. Contro l’infodemia bisogna trovare un vaccino![2]

Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze)[3] – organizzazione educativa fondata nel 1989 da Piero Angela (che oggi ne è Presidente onorario) e da un gruppo di scienziati e intellettuali – ha portato avanti negli ultimi trent’anni un’opera di informazione e di educazione rispetto a questi temi, per favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità aperta e critica, del metodo scientifico basato sull’evidenza nell’analisi e nella soluzione dei problemi. Fin dalla prima edizione della CICAP Fest, nel 2017, è stato privilegiato e approfondito il tema cruciale della comunicazione scientifica: si è parlato del valore dei fatti nell’era della post-verità, di scienza, verità e bugie della vita quotidiana. Per l’edizione di quest’anno del festival il tema prescelto è stato Navigare l’incertezza con il dubbio come bussola … per tornare a riveder le stelle.

L’incertezza, arma della scienza

L’umanità sta attraversando un momento di crisi e difficoltà, caratterizzato da incertezza e paura del futuro, che può costituire terreno fertile per le pseudoscienze, le medicine illusorie, le pratiche magiche e le facili promesse: per questo l’incertezza è parte necessaria della nostra conoscenza, evitando una visione a tunnel e incoraggiando lo scetticismo. In conclusione degli incontri tematici è stato lanciato un appello, invitando tutti i cittadini, i responsabili delle istituzioni e i decisori politici a impegnarsi nell’uso della scienza come strumento di navigazione nel mare dell’incertezza.

La comunità scientifica non può più tollerare la bad science e in questo non è davvero esente da colpe: bisogna che il coro degli studiosi seri e dei veri scienziati alzi la voce per contrastare voci isolate inclini a ‘sparare’ notizie a effetto e a darle in pasto a riviste poco accreditate tra gli addetti ai lavori, ma che arrivano facilmente all’opinione pubblica attraverso i motori di ricerca e la stampa poco qualificata. Fake news pervasive e a effetto sono ovunque: per crearne una bastano pochi secondi, mentre per dimostrare e convincere che non è vera spesso non bastano anni.

La comunicazione scientifica è depositaria di un compito delicato: deve formarsi nel rispetto delle professionalità scientifiche, non fidarsi dell’anteprima e fare verifiche approfondite, controllando le statistiche e l’attendibilità delle fonti. La comunità scientifica dal canto suo deve reagire ai pochi personaggi truffaldini che non hanno mai fatto ricerca in modo serio e combattere gli urlatori che facilmente conquistano le platee.

Per fare un’affermazione è necessario provarla, e questo principio vale non solo per la scienza, ma anche più in generale per costruire la cittadinanza democratica, animata dalla capacità di fare buone domande, che è dote fondamentale del cittadino consapevole. L’intervento di Gianrico Carofiglio a CICAP Fest ha riguardato l’arte del dubbio come strumento per vagliare la fondatezza delle informazioni, cercare di capire la complessità: «Il dubbio come strumento cardine per contrastare tutte le forme di esercizio opaco, quando non deliberatamente occulto, del potere; come bussola, come pratica adattiva naturale. Quando si colgono possibili indizi di menzogna, bisogna fermarsi e pensare, fermarsi e dubitare, fermarsi e verificare, chiedersi se è veramente così, cogliere incongruenze e dettagli da approfondire. Accettare l’incertezza come una parte necessaria del rapporto con la conoscenza, evitando di applicare etichette che spesso non fanno che precludere la conoscenza».

Carofiglio ha portato come esempio una triste vicenda di pseudoscienza, la ricerca falsa e basata su un numero esiguo di casi esaminati, in cui l’autore ritenne di individuare una correlazione tra vaccini e autismo. L’autore è stato radiato dall’ordine dei medici, ma nel frattempo lo studio è circolato e ha prodotto danni spaventosi, inducendo molti genitori a non sottoporre più per paura i propri figli ai vaccini.[4]

L’appello del CICAP richiede impegno a verificare i dati scientifici prima di prendere decisioni o compiere azioni che vadano in direzione diversa dal consenso scientifico o, più semplicemente, prima di formarsi un’opinione su un particolare argomento; richiede altresì di non condividere subito con gli altri qualcosa che sembra interessante, ma di fermarsi un attimo a pensare se non possa essere una affermazione pseudoscientifica, una pratica medica illusoria o una promessa troppo bella per essere vera. Solo dopo una verifica della veridicità su fonti certe e affidabili, si può procedere alla condivisione con altri.

Solo così è possibile contribuire a raccontare la scienza sulla base di informazioni accurate, verificando notizie e informazioni sensazionalistiche e basandosi sull’evidenza scientifica dell’analisi: in questo caso è possibile aggiungere a un post l’hashtag #pensoCICAP, come etichetta di qualità della ricerca scientifica delle fonti.

[1] https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Rapporto%20Ital%20Communications-Censis_def.pdf

[2] Daniela Ovadia per Radio CICAP Infodemia: quando l’informazione è contagiosa https://www.cicap.org/n//articolo.php?id=1800745

[3] https://www.cicap.org/n/index.php

[4] G. CAROFIGLIO, Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Feltrinelli, 2020.

Rita Bramante Dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Cavalieri di Milano

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