Strategie reali a partire dalla realtà

Dal 2002 al 2005 sei città europee Berlino, Bologna, Copenaghen, Dublino, Glasgow e Malmo sono state coinvolte nel progetto Leonardo SocIncNet che prevedeva lo scambio di buone pratiche rivolte a combattere l’esclusione sociale giovanile tramite l’istruzione. Le sei città non hanno tutte ovviamente le stesse priorità e gli stessi problemi da affrontare nell’ambito delle politiche sociali rivolte ai giovani. Nonostante ciò grazie al confronto permesso dal lavoro svolto insieme durante la costruzione del database e dai meeting transazionali sono state evidenziate alcune nuove tematiche ed esigenze che accomunano i diversi tipi di interventi attivati dalle varie istituzioni partner nelle loro specifiche realtà socioeconomiche. Dal lavoro svolto sono emerse profonde esigenze di cambiamento nell’approccio alla realtà educativa. Esigenze che a distanza di quattro anni dalla fine del progetto sono sempre più attuali e che riguardano soprattutto l’emergere di nuovi linguaggi e nuove realtà sociali.

Nuovi linguaggi. Innanzitutto appare evidente che, in gran parte dei progetti ideati e realizzati con lo scopo di combattere l’esclusione sociale tramite l’istruzione e la formazione, la ricerca di nuovi linguaggi e soprattutto di nuove logiche educative è un obiettivo ricercato anche se non sempre raggiunto da parte di tutte le sei realtà europee. Ciò appare il frutto della presa d’atto delle discordanze spesso esistenti fra la logica delle strutture educative e quella dell’universo dei ragazzi che le frequentano, specialmente quando ci si trova di fronte a soggetti “a rischio” , ma non solo. L’educazione convenzionale, infatti, continua a basarsi su alcuni punti fissi che non trovano più riscontro nella vita quotidiana dei giovani (e ancora una volta si può aggiungere: e non solo). La cosiddetta digitalizzazione ha provocato negli ultimi anni numerosi cambiamenti nella nostra vita di tutti i giorni, modificando non solo gli aspetti pratici della quotidianità, ma anche il nostro modo di pensare. A questo proposito basta riflettere sul fatto che ormai grazie al telefono cellulare nessuno di noi pensa più al telefono come a un mezzo che permette di comunicare da un luogo all’altro, come succedeva col telefono fisso, ma da una persona a un‘altra indipendentemente da dove le due persone si trovano. Come sempre accade, questi cambiamenti hanno influito molto di più sulla popolazione e sulle culture giovanili metropolitane di quanto sia successo alle istituzioni che si occupano di loro. Nelle realtà metropolitane il gruppo fisso è ormai sostituito da un raggrupparsi molto più sciolto, blando e allargato favorito dall’uso sempre più diffuso e capillare delle nuove tecnologie comunicative come gli SMS; il luogo fisso si è trasformato in una infinita potenzialità di luoghi grazie al telefono mobile; l’apprendimento, il gioco, il lavoro, attività prima svolte sempre in mezzo agli altri ora sono molto più solitarie grazie all’uso del computer e di Internet. La struttura stessa dei mezzi utilizzati per queste attività può non essere lineare, ma complessa secondo la logica degli ipertesti e le attività possono non essere più sincronizzate, ma asincrone come la logica che si segue comunicando per e-mail.

Nuove categorie. Un altro problema comune che è stato rilevato è l’esigenza di stabilire in base a quali categorie si può definire se uno studente presenta dei comportamenti a rischio e in base a cosa si decidono e si ideano degli interventi appropriati. Molto spesso infatti l’abitudine da parte degli addetti ai lavori di dare definizioni poco chiare porta per forza di cose a interventi poco chiari e poco efficaci. È ormai evidente che per attivare delle strategie reali bisogna partire da definizioni reali attraverso l’esame di diversi parametri quali ad esempio i bisogni fisici del soggetto, la possibilità o meno della sua partecipazione a un curriculum educativo comune, il bisogno o meno di supporto specialistico e/o di terapie che coinvolgano la famiglia di origine.

Nuovi ruoli sociali. In questi anni i Paesi europei si trovano sempre più spesso ad affrontare e a cercare di risolvere i problemi collegati alle problematiche che sorgono all’interno delle comunità provenienti da alcuni paesi extracomunitari. Emblematica in questo senso la situazione femminile: le giovani donne straniere si trovano di frequente ad essere sottoposte a una doppia discriminazione: quella in quanto donne, da parte della famiglia di origine e quella da parte delle società occidentali in cui vivono, che le penalizza poiché le vede portatrici di messaggi retrogradi a causa della loro appartenenza etnica. La società europea, nella quale le donne, pur con inevitabili differenze fra Paese e Paese, hanno raggiunto nel secolo scorso un’avanzata e cosciente definizione dei loro ruoli e diritti, è seriamente consapevole delle nuove problematiche che i processi migratori portano ad affrontare, obbligando a un confronto e a una coabitazione con culture dove la figura femminile si trova spesso in condizioni molto diverse.

Nuovi corsi professionali. In molte realtà europee per aiutare i giovani che si trovano in situazioni socialmente svantaggiate sono stati attivati una miriade di corsi professionali preparatori al lavoro, promossi sia da soggetti pubblici che privati. A volte però questo sistema invece di aumentare le prospettive di impiego ha incoraggiato molti ragazzi a restare all’interno di un circuito chiuso passando da un corso all’altro. Da parte soprattutto di coloro che si occupano di interventi finalizzati all’insegnamento di abilità che permettano ai soggetti di inserirsi o reinserirsi nella vita sociale tramite il lavoro è stata sottolineata quindi la necessità di definire e ideare i propri obiettivi individuando chiaramente le competenze necessarie per ogni specifico lavoro e soprattutto favorendo l’incontro (ad esempio tramite stage non brevissimi) con la realtà lavorativa a cui i ragazzi desiderano accostarsi.

Cristina Maraldi