La scienza dalla parte di chi la studia

Il progetto “La Storia della Scienza va a scuola” si è concluso nel mese di novembre 2009 con la somministrazione di un questionario in uscita rivolto agli studenti partecipanti. Il campione d’indagine monitorato attraverso il questionario è risultato complessivamente pari a 418 studenti, di cui 225 (54%) delle scuole secondarie di primo grado e 193 (46%) delle scuole secondarie di secondo grado.

Il questionario di valutazione si è composto di 9 domande, distribuite in 3 sezioni: 1) “Il mio identikit”; 2) “Per me studiare scienza è…”; 3) “Per me la storia della scienza è…”. Essendo questa una sintesi del contributo apparso nel volume degli Atti del workshop dedicato al progetto “La storia della scienza va a scuola”, si è preferito estrapolare alcune delle tabelle dei risultati, rimandando, per il commento, al volume succitato.

Infine, è utile per la valutazione dell’esperienza riportare di seguito alcune risposte date alla domanda “Perché hai partecipato al progetto ‘La Storia della scienza va a scuola’?”, l’unica domanda del questionario alla quale si richiedeva una risposta aperta.

La maggioranza delle risposte propone come motivazione alla partecipazione l’interesse personale per le tematiche scientifiche e il desiderio di approfondirle attraverso uno studio più completo che includa approcci e contenuti usualmente trascurati o poco trattati nelle ore scolastiche “per mancanza di tempo” o “visto che nelle ore scolastiche non è possibile”. Molti concordano con l’opinione espressa da un partecipante, secondo la quale “è essenziale conoscere la scienza del passato per capire quanto l’uomo ha scoperto e compreso e soprattutto quanto ancora lo aspetta da scoprire e comprendere, perché più cose si sanno più c’è da conoscere”.

Una notevole consapevolezza emerge da alcune risposte che si allineano alle seguenti: “Perché sono fermamente convinta che solo con un’attenta analisi della storia della scienza si può meglio affrontare lo studio delle materie scientifiche, che per la maggior parte dei casi appaiono asettiche e poco spendibili nella vita quotidiana” oppure “Perché ritengo che sia interessante studiare come si è arrivati alla formulazione di determinate teorie e anche conoscere la vita e le esperienze degli scienziati in quanto in questo modo si mette in evidenza il lato ‘umano’ che non emerge dai libri di testo” oppure “per poter approfondire le relazioni tra filosofia e scienza” oppure “la motivazione sta nell’interesse a capire qual è lo sfondo sociale in cui le teorie vengono elaborate […] questo ci permette di rendere più vicine discipline per noi quasi astratte”.

Alcuni spiegano di aver partecipato perché “mi ha intrigato il fatto di avvicinarmi di più al mondo degli scienziati per immaginarmi in una carriera scientifica”.

Numerosi esprimono un certo senso di stupore rispetto alla scoperta di “aspetti della realtà che altrimenti non avrei mai conosciuto e considerato” e al chiarimento di “molti degli interrogativi che spesso mi ponevo senza mai trovare risposte chiare” o di argomenti “che avevo studiato ma non avevo capito molto bene”.

I ragazzi ricavano un giudizio positivo di un progetto “interessante e molto costruttivo”, che è risultato “meno noioso di una semplice lezione di scienza fatta durante le ore scolastiche” e adducono come motivazione dell’entusiasmo le seguenti: “perché studiare in maniera divertente è più proficuo”, perché “lo studio della storia della scienza rende più appassionante lo studio”, perché “il progetto ha permesso una visione più ampia della scienza e permette di effettuare collegamenti con le materie umanistiche”, perché “è un diverso modo di fare scienza. Il non rimanere strettamente legati al libro ed alla formula, ma andare oltre e capire cosa ha portato i grandi scienziati a fare la storia è bello e interessante ed inoltre aiuta a capire ed interiorizzare meglio i concetti scientifici”, perché “è un’esperienza costruttiva e diversa dalle altre che ci ha aiutato a comprendere e non a studiare meccanicamente”.

Tutte opinioni che non hanno bisogno di commento.

Francesca Morgese