Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Il mondo di Geomino

In un bosco che si estende tra un fiume e alcune dolci colline, vive il popolo degli Omini. Si tratta di gnomi che hanno i loro rifugi nascosti tra le radici degli alberi.
Ai piedi della grande quercia abita uno di loro, Geomino. È solo, ma passa il suo tempo facendo un lavoro interessante: protegge la natura.

Geomino non è sempre vissuto isolato; anzi, una volta era un apprezzato professore di… geografia. Poi, col tempo, si è sentito vecchio per l’insegnamento. Ha così deciso di dedicarsi alla sua passione, da quel rifugio, senza più i soliti grattacapi del mondo della scuola. Ogni tanto, comunque, torna dai suoi amici ed ex colleghi, o questi gli fanno visita, ai piedi della grande quercia.

Oggi, appena finisce di fasciare la zampetta rotta di un cerbiatto, si sente chiamare. Guarda dal finestrotto nascosto da un cespuglio ed esclama: “Biomino! Ben arrivato!”

[Prima di continuare, è doverosa una precisazione. Il popolo degli Omini assegna a ciascuno un nome, che però non gli rimane per sempre. Cambia in base agli incarichi che ciascuno riceve. Geomino, ad esempio, si chiama così da quando si occupa della Terra, come insegnante di geografia o come custode della natura, ma da piccolo era Ipomino. Lo gnomo appena arrivato, invece, è chiamato Biomino, perché si occupa di biologia nella stessa scuola di Geomino, e il loro preside è Rettomino.

Alcuni gnomi modificano il nome con il mutare del carattere. Brontomino ha quel nome da quando ha un umore un po’ difficile, sempre insoddisfatto. Uno è diventato Dinamino dato che non sta mai fermo e Veteromino ha quel nome perché è il più vecchio. Se uno gnomo vuole cambiare nome, basta che lo chieda a Bossomino, che è il solo che possa decidere in materia.]

Geomino esce ed esclama: “Ma ci sei anche tu, Ecomino! Sono proprio contento di vedervi”.

Dopo i doveri di ospitalità, vengono le spiegazioni.

“Siamo venuti da te per un problema. – dice Biomino – Al di là del fiume, da ieri si alza un fumo nero che inquina l’aria. Gli animali che vivono lì vicino sono fuggiti. Alcuni sono arrivati questa mattina vicino alla scuola. Tossivano, per il veleno respirato. Dobbiamo intervenire. Per questo siamo qui!”

I tre gnomi discutono a lungo su come fare. Gli Omini possono usare la forza, perché hanno poteri magici; devono, però, rispettare sempre una regola: Mai vincere, bensì convincere!

Preparato il piano, si mettono in viaggio lungo i loro percorsi sotterranei; in un attimo, arrivano nella zona da cui parte il fumo.
Sbirciando, un po’ nascosti dalle radici di un albero, vedono vecchie gomme d’automobile che bruciano in mezzo a un cortile, ammucchiate in una grande catasta. Cinque uomini ve ne stanno scaricando altre, da un autocarro.

Geomino dà il via all’attacco. Ecomino assume l’aspetto di un uomo e si stende nella via, nascosto da un cespuglio: pare svenuto.

Biomino lancia un fischio acuto da sotto l’albero. Allarmati, arrivano due uomini, che si avvicinano al corpo steso in strada.

Catturati, i due perdono i sensi per effetto di una magia di Geomino, che li lega come salami, dietro un cespuglio. Al posto dei prigionieri, rientrano nella casa Biomino ed Ecomino, dopo aver assunto le loro sembianze. Dicono agli altri di non aver visto nulla e si mettono al lavoro come se niente fosse capitato.

Mentre scarica gomme sul fuoco, Biomino finge di svenire. Il suo corpo umano si mette a respirare con difficoltà. Poi resta immobile. Preoccupatissimi, i compagni gli si mettono intorno.

Ecomino, nel suo falso corpo, dice: “È morto, a causa del fumo velenoso”. Fingendo di guardarlo meglio, si corregge: “Mi sono sbagliato: Respira. Penso che sia grave. Bisogna chiamare un medico!”

“Ma come un medico? Nessuno deve sapere che siamo qui e cosa stiamo facendo!” – dice l’uomo che probabilmente è il capo.

“Lui però sta morendo. Dobbiamo smettere subito di bruciare gomme e allontanarci.” – aggiunge Ecomino.

Intanto Biomino fa credere di stare ancora peggio, si fa venire il fiatone, vomita, prova ad alzarsi e subito ricade.

Il capo si impressiona tantissimo e inizia a lamentarsi a voce alta: “Che guaio! Ci siamo cacciati proprio in un pasticcio! Come ne usciamo?”

“Non sapevo che bruciare gomme facesse così male.” – dice un uomo.

“Portiamolo da un medico.” – insiste Ecomino.

“Così ci mettiamo ancora più nei guai. – dice il capo – Se ne usciamo, giuro che non mi metterò più in pasticci simili!”

“Andiamo via subito, allora; – consiglia Ecomino – può darsi che il nostro amico si riprenda se lo portiamo all’aria pura. Qui si respira veleno!”

Tutti d’accordo, partono.

Quando sono fuori, Ecomino suggerisce di fermarsi per vedere come sta il compagno svenuto.

Biomino fa finta di riprendersi solo in quel momento e di sentirsi finalmente meglio. Scende dall’autocarro, sostenuto da Ecomino, e va verso un cespuglio, come per fare i suoi bisogni.

Geomino era sempre stato lì, vicino ai prigionieri svenuti e legati. All’arrivo di Biomino ed Ecomino, guarda i due uomini privi di sensi e fa loro una magia:

“Tornate in voi, nel corpo rianimato,
di questi fatti come vero ricordate
solo il dolore che abbiamo recitato.
D’ora in avanti, badate a quel che fate!”

I due uomini, rimasti soli, ricordano di aver fatto proprio le cose che gli gnomi hanno vissuto al posto loro. Tornano all’autocarro e, insieme agli altri, guardano il nuvolone di fumo, notano i tanti animali che si allontanano in preda a dei malesseri.

Uno dice: “Se mio figlio vedesse questi animali così ridotti e venisse a sapere che è anche colpa mia, non mi guarderebbe più in faccia!”
Il capo si mette le mani nei capelli e aggiunge: “Non pensavo! Accidenti. Mai più una cosa del genere”.

Un pomeriggio, Geomino vede quegli uomini tutti insieme nel bosco, con i figli e una guida, che spiega loro cosa stanno visitando. Sorride nel notare che gli adulti stanno provando a essere di buon esempio per i ragazzi.

Con una mano inizia a rovistare in una tasca. E poi nell’altra. Fino a che non trova un piccolo dado color fumo. Lo tira in aria e lo riprende. Mentre gioca, ripensa a quel giorno. Appena via tutti, era tornato alle gomme nel cortile e aveva spento il fuoco. Con un aspirapolvere magico aveva risucchiato tutto il fumo e lo aveva concentrato… proprio in quel dado.

Alla fine, i danni erano stati pochi, ma soprattutto la natura aveva conquistato dei nuovi amici.

**
Il disegno è di Davide Ortombina, anni 5, scuola dell’infanzia I.C. don Milani, Latina.

***
“Ciao, siamo alcuni dei personaggi delle favole di Marpi, pubblicate nel sito Folartisti. Vieni a trovarci e a leggerci?”

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Nonno Marpi