Nero Wolfe: dal film al libro e poi dal libro al film

I docenti sono abituati alla promozione della didattica del linguaggio cinematografico e audiovisivo nella scuola e a realizzare un significativo percorso culturale di formazione, ricerca e sperimentazione per superare l’utilizzazione di prodotti cinematografici, televisivi e audiovisivi esclusivamente come sussidio didattico, e formare fruitori consapevoli e critici, con l’obiettivo più ampio di formazione della persona.

Molti docenti organizzano proposte didattiche, proiezioni di film, letture di brani, che offrano ai ragazzi qualche spunto di riflessione, preparano schede di lavoro per libri e film (trama, caratteristiche salienti, percorsi didattici, itinerari di lavoro, confronto con altri libri e film).

Prassi diffuse sono la lettura di pagine significative e la visione dell’intero film o di spezzoni per far emergere differenze e analogie. A conclusione, in genere c’è la recensione, da parte della classe, del libro e/o del film.

Si tratta del cinema come supporto o stimolo per le tradizionali attività didattiche di molte discipline. Sono diffuse proposte atte a suscitare la discussione su problemi etici e sociali, la fruizione di testi cinematografici utili a introdurre il clima storico culturale di un periodo, alla presentazione di film che “stimolino” gli studenti a leggere un certo romanzo, a leggere.

Un comportamento didattico diffuso e giustificabile sotto il profilo motivazionale che però deve considerare che:
a) la dimestichezza degli alunni con il codice iconico raramente è sinonimo di consapevolezza interpretativa e di coscienza dei meccanismi che sono sottesi alla visione
b) utilizzare un film solo per le sollecitazioni culturali offerte dal suo contenuto significa dimenticare che il testo filmico è opera artistica a tutti gli effetti
c) servirsi in classe di un film come “copia” di un romanzo, lasciato poi alla “volontaria” lettura domestica, defrauda gli studenti delle potenzialità didattiche che l’analisi parallela (e contrastiva) dell’opera letteraria e delle sue “trasposizioni” cinematografiche e televisive porta con sé.

Il cinema ha stretto con la letteratura un patto scellerato, propone la vita eterna o l’attualità in cambio dell’assorbimento totale, fagocita la letteratura per restituirla e attualizzarne il patrimonio. Ruba le trame e le racconta a un pubblico molto più vasto.

E veniamo al Nero Wolfe del titolo e all’opportunità fornita dalla fiction televisiva Bentornato Nero Wolfe col grande Francesco Pannofino nei panni del protagonista e di Pietro Sermonti nelle vesti dell’aiutante Archie Goodwin. I due attori protagonisti della seria comica “Boris”!

Interessante sembra la didattica che viene con la riflessione sui modi della “traduzione” filmica, dell’adattamento, ovvero della fedeltà al testo letterario, tanto più che sono ancora largamente disponibili i romanzi di Stout e gli sceneggiati con le performance di Tino Buazzelli e Paolo Ferrari.

L’intervista impossibile a Nero Wolfe che si trova in calce al presente articolo mi fa sedicente esperto di Wolfe&Goodwin. E devo dire che il giudizio sulla realizzazione è positivo! Bella e infedele, con i Nostri addirittura trasferiti a Roma, per sfuggire alle vendette dell’FBI! (v. “Nero Wolfe contro l’FBI”), con l’ambientazione negli anni ‘50.

Infedele? Quello della fedeltà (mi coinvolgo) è un problema malposto se si intende come riproduzione alla lettera dell’opera scritta, nel presupposto implicito di un giudizio di valore a vantaggio del testo letterario, che si suppone necessariamente un po’ rovinato dalla sua trasposizione filmica.

Rivedere i Nostri in azione (ben caratterizzati da due attori esperti) è troppo gratificante per pensare ai particolari che non tornano.

Sicuramente un racconto letterario è di per sé sempre adattabile e trasporre la storia non vuol dire necessariamente essere fedeli al testo. A volte adattamenti filmici apparentemente rispettosi del testo di partenza nascondono in realtà un totale stravolgimento interpretativo.

Questa trasposizione filmica che rivoluziona la sintassi narrativa, la sequenza degli eventi e inventa una collocazione spazio-temporale nuova, originalissima‚ mantiene grazie ai personaggi della storia e alla loro necessaria simpatia, una completa fedeltà (tematica non diegetica).

Da scrittore ritengo che ogni storia narrata rechi insita la sua interpretazione, e il lettore/spettatore è insieme scrittore e regista, adatta il testo e “gira” il film secondo la sua cultura e il suo orizzonte d’attesa. D’altronde il mezzo televisivo o cinematografico non è neutra comunicazione perché produce, attraverso i suoi codici e linguaggi specifici, significati propri.

L’occasione per un lavoro in classe è prelibata. Almeno a parere di un giallista.

Suggeriamo la pista didattica della sceneggiatura come “scrittura visiva” e quella del romanzo che si “fa immagine”, si snoda con un montaggio quasi cinematografico, a volte intenzionale, come in Carlo Lucarelli e Jeffery Deaver.

Il lavoro didattico può organizzarsi in due momenti, uno di esame in classe di un romanzo di Stout affidato in precedenza alla lettura domestica degli studenti, e uno di visione della fiction di Riccardo Donna e di Giuliana Berlinguer (analisi contrastiva) realizzato attraverso lavori di gruppo guidati.

Le principali differenze tra romanzo e film, evidenziate nella discussione, riguardano alcuni aspetti strettamente correlati tra loro (tra tutte il differente punto di vista della narrazione). Wolfe porta con sé la passione per la gastronomia e la floricultura ma non Fritz Brenner e il “balio” delle orchidee, unificati e sostituiti da Nanni Laghi, interpretato da un redivivo (e parlante) Andy Luotto.

PER APPROFONIDIRE:
Intervista impossibile a Nero Wolfe, di Calcerano e Fiori

STRUMENTI DIDATTICI DA INTERNET

La chiave di Sara”, dal libro al film


Io sono leggenda”, dal libro al film

“Ruggine”, dal libro al film

“The Help”, dal libro al film


Il cacciatore di aquiloni”, dal libro al film

Elenco di film tratti da opere letterarie

Luigi Calcerano