Grazie professore

Il palco di Sanremo ha decretato il vincitore: Roberto Vecchioni. Cantautore oltre sessantenne, insegnante di liceo da diversi anni, uomo schivo delle scene della musica popolare e, per chi conosce e apprezza la sua musica, un fine e geniale interprete dei sentimenti, accurato e profondo portavoce di canzoni che hanno segnato un’epoca. La musica e la poesia hanno sempre rappresentato e rappresentano quei canali comunicativi trasversali e non sempre utilizzabili da tutti in generale perché percorsi difficili e soprattutto oggi pieni di ostacoli per essere intrapresi e valutati nella giusta misura. Il meritato riconoscimento va non solo all’artista cantautore ma soprattutto all’uomo che ha continuato negli anni a sperimentare sul campo entrambe le sue passioni: insegnare e fare della buona musica. Entrambe le cose potrebbero apparire antitetiche, ma non lo sono, se si pensa che la comunicazione si avvale sempre di strumenti diversi, l’uno allo stesso livello dell’altro, senza distinzioni dovute al relativo contenuto di valore.

Il professore ha sempre studiato per essere al passo con i tempi, si è sempre messo in discussione e, soprattutto in questa occasione, ha avvicinato un pubblico eterogeneo e nazionalpopolare che, forse, non ha mai ascoltato una sua canzone. La vittoria lo renderà più visibile, mediaticamente esposto come forse non vorrebbe per la sua caratteristica riservatezza, ma questa è, nonostante tutto, il rovescio della medaglia a cui non sarà possibile sottrarsi. Ciò che traspare da questo riconoscimento va ben oltre quello a cui stiamo assistendo come evento mondano perché in gioco ci sono l’intelligenza e la preparazione, lo spirito di ricerca e la volontà di comunicare messaggi dai contenuti di un certo spessore, culturale e sociale. E tutto questo con il coraggio e l’umiltà di chi continua a credere che l’amore, la solitudine e ogni sentimento si sposano con la poesia e l’arte vera della comunicazione, quella marcia in più che può far pensare e riflettere sul senso della vita che non è mai certezza di aver raggiunto una volta per tutte il traguardo finale.

Mi piace ricordare a proposito una bellissima frase di Jean Jaurès che dice: “Non si insegna quello che si sa o si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è”. Grazie, professore e un meritato dieci e lode per la sua carriera di cantautore e di insegnante.

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Foto 2010 © photo by zioWoody – www.flickr.com/people/zioWoody

Laura Alberico