Home » Community » Filosofia nella primaria: uno spazio per affermarsi cittadini

Filosofia nella primaria: uno spazio per affermarsi cittadini

Pubblicato il: 17/06/2011 16:48:00 -


Siamo presenti nella vita dei nostri figli e dei nostri alunni, ma siamo estranei al loro modo di pensare le cose del mondo. La filosofia come pratica, per capire come i bambini “si mettono” davanti al mondo, per capire quale orizzonte di senso e di significato elaborano attraverso le quotidiane esperienze e lo studio.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Un laboratorio di filosofia con i bambini non esaurisce il proprio compito sul piano puramente intellettuale, ma vive la parola come capacità di trasformare il mondo. “Uno spazio per affermarsi cittadino” è il nome che abbiamo dato al laboratorio, coinvolti alunni di 8-9 anni, nella scuola primaria “G. Mazzini” di Frattamaggiore. “Affermarsi”, dal latino “affirmare”, composto di “ad-“ e “firmare” (fermare), ovvero rendere testimonianza del saper vivere la cittadinanza.

Imparare ad ascoltare, a pensare, a scegliere, ma a anche a dubitare, sempre! Fermarsi a pensare insieme. Siamo presenti nella vita dei nostri figli e dei nostri alunni, ma siamo estranei al loro modo di pensare le cose del mondo. La filosofia come pratica, per capire come i bambini “si mettono” davanti al mondo, per capire quale orizzonte di senso e di significato elaborano attraverso le quotidiane esperienze e lo studio.

Il tempo della filosofia è il tempo interiore. Proviamo a delineare i tratti del suo volto. Silenzio, riflessione, sospensione del giudizio. La categoria del silenzio come forma e contenuto della filosofia come pratica. Una prospettiva che implica un modo di stare in relazione che ci è estraneo (più frequentemente intendiamo il silenzio come punizione, come espressione di noia). Nel “Simposio” Socrate, in cammino verso la casa di Agatone, si ferma per strada a pensare. Si dirà, non è economico fermarsi a pensare, non è produttivo. Converrà confrontarci, quindi, su cosa intendiamo per educazione. Si può educare una persona all’autonomia, al sapere, dandogli non soltanto dei contenuti, ma una mentalità che sia capace di filtrare e governare i contenuti in arrivo. Questo è il senso che dovremmo recuperare della paideia dei Greci: la formazione come esercizio all’autonomia di una mente. Il che è molto più importante dell’informazione, specialmente oggi, in un’epoca in cui i dati d’informazione sono troppi, sono eccedenti, e il vero destino dell’autonomia del cittadino si gioca nella capacità di saper filtrare. Conoscere non è accumulare informazioni o dati, implica il sapere pensare e non solo assimilare i contenuti scolastici. La conoscenza porta a una trasformazione e a un’azione sul mondo. Conosciamo per migliorare, per trasformare. Jürgen Habermas riconosceva una differenza tra razionalità strumentale e razionalità comunicativa. La razionalità strumentale crea le condizioni della manipolazione, della dominazione ideologica, politica. La razionalità comunicativa crea le condizioni per una società della cittadinanza, una società più aperta e libera: questo tipo di razionalità la scuola non può non perseguire.

È un luogo comune considerare la partecipazione dei bambini, nel gruppo, come “gara” per dire ciò che si pensa. Nel dialogo non c’è da prendere il numero per fissare la scaletta delle persone prenotate a prendere la parola. “Sì, rispetto a questa questione vorrei intervenire anche io, ma adesso attraverso le tue parole scopro un livello più alto del problema che stiamo trattando per cui… continua tu”.

Ciò che mi fa distante dall’altro non è lo spazio fisico ma quello mentale. Il pregiudizio non sta nei contenuti del pensiero, ma è il modo in cui il pensiero organizza i contenuti. Il linguaggio, la cultura realizza il modo, il modo ne è l’espressione.

Come si fa a sospendere il giudizio? Capire che la descrizione dell’altro dice di me: è il primo passo. La scelta come valore non come capriccio. Il diritto di scelta è un bene, solo nella misura in cui i loro presupposti siano ben pensati. A ben guardare, la “scelta” su cui cade l’enfasi dei giorni nostri è concepita per sovrapposizioni all’arbitrario potere di esercitare l’opzione fra oggetti desiderati. Stiamo parlando dell’educazione alla scelta e della formazione dei filtri critici nella formulazione del desiderio.

Sperimentare, nel dialogo, il modo in cui si pensa l’esperienza dei legami. I modi e luoghi della libertà, del diritto, del dovere, della responsabilità: tutto quel che significa una cittadinanza piena e consapevole: detto in una parola, la Politica.

Pina Montesarchio

11 recommended

Rispondi

0 notes
425 views
bookmark icon

Rispondi