La fantasia del giocattolo

Quando era bambina avevo scelto un sasso del mare, abbastanza grande per i miei sei anni, dalla forma molto allungata, che avevo chiamato “Pupino”. Era la mia bambola che fasciavo con amorevole cura “rubando” un grande fazzoletto, a mia madre, che fungeva da pannolino. Un sasso liscio, grigio e soprattutto senza un capo e una coda, senza braccia e senza gambe, senza occhi e senza bocca, eppure il mio “Pupino” aveva tutti questi attributi e orgogliosa me lo portavo ovunque soprattutto sulle spalle di mio padre che oltre al mio peso doveva anche sostenere quello della pietra. Con il mio “Pupino” creavo un mondo fantastico nel quale con reale impegno organizzavo i miei momenti di gioco e nel quale mi tuffavo a capofitto. Rivestivo il ruolo di mamma premurosa che giocava “alla signora” sfoggiando la propria creatura quasi avesse il dono della vita.

Ho ricordato questo episodio della mia infanzia, per voler evidenziare l’importanza che riveste il giocattolo per il bambino consentendogli di sviluppare attraverso la fantasia, vivacità e creatività, categorie utili e necessarie per un sano sviluppo psico-fisico. Inventare, fantasticare, creare e costruire una storia immaginaria, attraverso il gioco, rende possibile, per il bambino, vivere funzioni e ruoli che saranno basilari per la vita da adulto. Il bambino nel “gioco” impegna inconsapevolmente tutte le sue energie volte a organizzare, progettare, scegliere e proporre; vive quindi la fase ludica come un vero e proprio lavoro, dal quale trarrà proposte e soluzioni essenziali per affrontare e progettare la sua vita futura.

Del resto il giocattolo generalmente rappresenta un oggetto di fondamentale importanza per lo sviluppo integrale della persona, offre stimoli e assume molteplici configurazioni strettamente intrecciate allo sviluppo che viene delineato secondo standard di crescita “normali” caratterizzati dal progressivo incremento dei gradi di complessità dell’attività ludica.

Lo psicologo Jean Piaget indicava nei suoi studi il passaggio dal gioco presimbolico a quello simbolico, in cui il bambino attribuisce un significato a un oggetto indipendentemente dal correlarlo a un’azione concreta, come una delle principali testimonianze della crescita. Si comprende, allora, come sia importante non trascurare elementi come le proporzioni, il colore, il realismo, la fantasia delle forme, a partire dalle quali il bambino costruisce un rapporto strettamente personale con il giocattolo, esprimendo la propria creatività e la propria corporeità, determinandone lo spazio e il tempo.

Il giocattolo riesce a stimolare la mente e il corpo del bambino al quale attribuisce significati e funzioni in base alle sue necessità: il bisogno di giocare e la necessità di esplorare gli oggetti in correlazione con il mondo circostante. Al giocattolo vanno riconosciuti i compiti fondamentali per l’acquisizione di conoscenze del proprio io e del mondo esterno, di sviluppare capacità fisiche, psichiche, sociali, affettive, morali e di abituare a un comportamento autonomo attraverso l’affinamento, il coordinamento e lo sviluppo delle diverse funzioni; nonché, in una prospettiva anche terapeutica, di aiutare il bambino a liberarsi dalle proprie angosce e trovare una condizione di equilibrio e di sicurezza. In una situazione particolare il giocattolo deve essere in grado di rispondere a bisogni speciali all’interno di un progetto educativo e terapeutico specificamente indirizzato, dove l’obiettivo fondamentale della crescita sia raggiungibile colmando le carenze e superando gli ostacoli.

Di conseguenza, a partire dalle condizioni specifiche di sviluppo, dalle reali differenze e necessità, il giocattolo può essere uno strumento educativo-terapeutico all’interno di una prospettiva anche di riduzione dell’handicap.

Ritengo che sia di fondamentale importanza la scelta del giocattolo che, a mio avviso, non dovrebbe mai sostituire troppo la spinta creativa e di immaginazione del bambino. Giocattoli ipertecnologici possono e dovrebbero coesistere accanto a giocattoli semplici, fantastici, elementari che non sostituiscano la fantasia con realtà troppo violente per un bambino che si appresta a entrare nel mondo degli adulti. È essenziale che la crescita avvenga secondo i processi più naturali possibile. Il naturale corredo che un adulto può e dovrebbe offrire a un bambino è il corredo del proprio equilibrio psicologico, delle proprie potenzialità indirizzandole verso i più reconditi aspetti positivi ed eventualmente correggendo forme di insicurezza e paura che potrebbero minare la sua serenità.

Più il giocattolo stimola la fantasia del bambino tanto più il bambino sarà in grado di affrontare il mondo adulto dove non sempre le macchine e le avanzate tecnologie sono gli strumenti risolutivi rispetto alle problematiche insite nella vita.

Anna Letizia Galasso