Eruannon: oltre la diversità

Eruannon è rivolto ad alunni della scuola secondaria di primo grado e ha i seguenti obiettivi formativi: il superamento dell’emarginazione, la scoperta dell’identità personale e sociale e lo sviluppo delle capacità creative ed espressive. Ora è un e-book realizzato in pdf (vedi l’allegato in calce). È un libro di narrativa che racconta la storia di Eruannon, un piccolo elfo, a dir la verità un mezzo folletto. Perché vi chiederete? Perché non può volare, non fa magie e le sue orecchie non sono proprio a punta. Ma per fortuna vive nel Regno di Petunia dove l’amore, l’amicizia, la solidarietà e il rispetto sono valori fondamentali. È un tipo furbo e astuto, e ha molti amici tra cui quattro fate, Faith, Ophelia, Naida ed Ellet. Spesso la sera si riuniscono sotto la Grande Quercia e raccontano storie fantastiche. Il testo inoltre è corredato da due schede operative relative all’analisi delle favole e fiabe, una scheda sulla lettura globale, e una dedicata all’approfondimento con tre tracce da sviluppare. L’e-book è il prodotto finale di un blog di scrittura creativa, un blog di classe finalizzato all’integrazione e alla socializzazione tra alunni.

IL RACCONTO

Come tutte le sere il piccolo elfo si dirige verso la Grande Quercia sperando che le sue amiche fate non abbiano dimenticato la ricorrenza. Ma appena oltrepassato il verde sentiero, che conduce alla Grande Quercia, si accorge che nessuno ancora è arrivato. Si siede e aspetta per più di mezz’ora… Stanco e amareggiato per l’accaduto, si alzò e decise di andar via. Ma all’improvviso la Grande Quercia si illuminò di mille colori e apparve la Regina Petunia con in mano un cofanetto color amaranto con su scritto: “Buon compleanno Eruannon”.

L’elfo iniziò a piangere e ringraziò le sue amiche e la Regina Petunia per la sorpresa. Con un po’ di ritardo la festa ebbe iniziò e come di consueto Ellet raccontò la sua storia… Ascoltate…

“Tanto, ma tanto tempo fa, su una montagna, attorniato da una fitta e oscura foresta, si innalzava solitario un castello. La gente del paese della valle, credendolo stregato, non osava avvicinarsi. Il castello era abitato da tre sorelle: brutte, vecchie, piene di rughe e dalla voce stridula. Quando qualcuno le incontrava, si spaventava e gridava, credendole streghe.

Nel loro vivere solitario l’unica compagnia che avevano era un cane, povera bestia anche lui: brutto, dai denti aguzzi e il pelo a ciocche. Questa situazione durava da tanti anni ormai, fin quando in paese giunse un forestiero, curioso di vedere quel castello e i suoi abitanti. Gli fu raccontato che nel castello vivevano tre streghe e un lupo mannaro e che certe notti all’inizio dell’inverno si vedeva una testa luminosa camminare per la foresta.

Essendo proprio quello il periodo, decise di andare di notte per la foresta alla ricerca di quella testa. Si inoltrò con un arco e delle frecce, sperando di trovare presto ciò che cercava.

All’improvviso scorse da lontano una luce soffusa, che si avvicinava: si nascose e attese. Spaventato, osservò tre donne dalle vesti stracciate, avanzare tenendo in mano una zucca svuotata che emanava luce. Mentre le donne camminavano, si lamentavano e ripetevano sempre la stessa frase: “Dove sei? Quando vieni? Torna da noi”. Anche il cane le seguiva a testa bassa. Il forestiero si fece coraggio e le affrontò: “Streghe, cosa cercate?”.

Sorprese lo guardarono e gli risposero: “Finalmente ti abbiamo trovato: tu sei colui che ha vinto la paura, le dicerie, le superstizioni , le maldicenze e non hai avuto paura di venire a vedere la verità.

Ti ringraziamo di questo, perché grazie a te, si è rotto l’incantesimo che ci aveva trasformate. Anche noi prima eravamo come la gente del paese, ma un giorno abbiamo preso in giro una vecchina per il suo aspetto. Questa è stata la nostra punizione, finché non avessimo trovato qualcuno che voleva vedere e conoscere, prima di giudicare”. L’incantesimo si ruppe, le tre sorelle tornarono normali, il cane riprese anche lui le sue sembianze e il castello da stregato sembrò tornare a nuova vita, come un castello incantato…”

Terminato il racconto di Ellet, la fata Naida prese la parole e iniziò a raccontare una fiaba sulla solidarietà e sul rispetto della diversità. Ascoltate…

“Tanto tempo fa, in una piccola cittadina, nacquero da una coppia di cani molto conosciuti nel quartiere, tredici cuccioli. In realtà ne erano nati quattordici, ma i genitori avevano abbandonato un cucciolo perché era molto brutto, grosso e tutto nero; in poche parole diverso dagli altri, che erano bellissimi cuccioli color latte con macchie color cioccolato.

Solo e disperato, il piccolo cagnolino vagabondava per le vie della città. Mentre camminava, incontrò dei cuccioli, che in realtà erano i suoi fratelli. Essendo molto affamato, gli chiese se poteva giocare con loro e se potevano dargli un po’ di cibo. Ma loro, credendosi superiori, lo derisero e lo mandarono via, ridendo della sua diversità. Il povero cucciolo se ne andò via piangendo e, mentre pensava di non avere più alcuna speranza di vivere, lo prese in braccio e lo portò con sé una ricca bambina: la figlia del sindaco del paese.

Il cucciolo venne cresciuto e ben curato dalla famiglia adottiva, e gli venne dato anche un nome: Billy. Da grande divenne un cane importante e conosciuto nella cittadina, perché aiutava i suoi simili poco fortunati come lo era stato lui. I suoi veri genitori, venuti a sapere dell’accaduto, gli chiesero se voleva ritornare da loro, ma Billy rispose di no, perché aveva trovato una vera famiglia che aveva accettato la sua diversità!

Così i suoi genitori vissero col rimorso di averlo abbandonato , mentre il cagnolino visse sempre felice e contento perché capì che essere diversi non è un ostacolo, ma una risorsa da sfruttare per arricchire se stessi e gli altri”.

Alla fine del racconto di Naida , Eruannon provò una strana sensazione. I suoi piccoli piedini non toccavano più la terra… Sì, amici miei, Eruannon stava volando. Ma lui non poteva… Cos’era successo? Semplice… le quattro fate lo sorreggevano. Eruannon capì di essere una creatura fortunata perché se gli altri elfi potevano volare da soli, lui poteva farlo in compagnia.

Pensò tra sé e sé a una frase letta da qualche parte in un libro degli umani: “Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni”. Da quel giorno l’elfo fu a tutti gli effetti un abitante del Regno della bellissima Petunia.

Scarica l’e-book di Eruannon.

Maria Ausilia Castagna