Acquerella

Il racconto narra la nascita di Acquerella, un piccolo rivolo di montagna, la sua crescita, il suo percorso fino al mare. Con questo racconto, Luca vuole evidenziare l’importanza dell’acqua, non come risorsa statica, ma come elemento dinamico, in parallelo alla crescita del bambino che lungo il suo percorso diventa adolescente ed infine uomo. E proprio l’uomo deve imparare a trattare l’acqua come una risorsa preziosa, che l’acqua scorre verso il mare e non verso il denaro e infine che l’accesso all’acqua è un diritto di tutti. (Introduzione di Eugenia Curti).

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Cari bambini quella che vi sto per raccontare è la storia di Acquerella, ascoltatela con attenzione!

Acquerella è nata in un bellissimo giorno di primavera, quando il sole era alto nel cielo e il suono delle campane annunciava mezzogiorno. Le origini di Acquerella sono in alta montagna, dove le nevi sono ancora perenni e il piede dell’uomo non vi ha mai lasciato un’impronta. Nella bellissima giornata primaverile in cui Acquerella è venuta al mondo, le nevi, riscaldate dal sole, cominciavano a sciogliersi ed ecco Acquerella! Subito dopo essere nata, ha cominciato la discesa verso valle, prima in poche gocce poi, a poco a poco, formando un piccolo rivolo. Nella discesa acquistava sempre più vivacità e, guardandosi intorno, scopriva i luoghi che abbracciavano il grande ghiacciaio: una pietraia, formatasi nell’arco del tempo per il distacco della roccia; i licheni, soffici come il velluto; grandi prati pieni di erba fresca e tenera, dove alcune mucche pascolavano tranquillamente. Scendendo verso valle, il suo percorso diveniva tortuoso; a volte trovava la strada sbarrata da alcuni massi, altre volte da rami caduti dall’alto, altre ancora era costretta a fare salti, formando piccole cascatelle, ogni tanto però si riposava in grandi pozze, dove i pescatori aspettavano con pazienza che il pesce abboccasse all’amo. Tutto questo era un grande divertimento!

Acquerella si sentiva come un bambino che, imparando a camminare, scopre il mondo. Allo stesso modo di un bambino che diventa grande, anche lei, crescendo, è diventata fiume. Il fiume è come un’adolescente, né uomo né bambino, e, così come lui, ama stare con gli amici: le paperelle che sguazzano, le trote trasportate dalla corrente, i ragazzi che con piccole barche si fanno trasportare dalla velocità di Acquerella. Man mano che Acquerella si avvicinava a valle, acquistava sempre più forza divenendo sempre più grande. Lungo il proprio percorso Acquerella era molto attenta alla vegetazione: gli alberi, i fiori, i colori. La sua acqua veniva utilizzata dai contadini che, tramite dei canali, irrigavano i loro campi; così Acquerella si è trovata ad ammirare il color oro dei campi di grano, il rosso dei papaveri che facevano capolino tra le spighe, il campo arato e nudo che, con l’aiuto della sua acqua, avrà un raccolto abbondante. Oltre ad aver visitato tutti i paesaggi naturali Acquerella si è ritrovata spesso, nel suo divagare, in città piene di palazzi storici, musei, monumenti e scavi archeologici; non pensiate che abbia visitato solo le grandi città, anche piccoli paesini, seminascosti dalla vegetazione, con casette di tanti colori vivaci e dove la gente viveva tranquilla, a differenza delle città in cui la gente è sempre di fretta. Nel passaggio tra campagna e città e viceversa, Acquerella si è trovata a costeggiare grandi complessi industriali, dove la sirena annuncia agli operai la fine del lavoro, con capannoni e ciminiere di grandi fabbriche e gente operosa come formiche. Uscendo da queste zone però Acquerella si sentiva un po’ strana, come malata, ed esclamando disse: “Ho l’impressione di essermi appesantita! C’è qualcosa che pizzica nella mia acqua, aiuto! Ho cambiato persino colore! Ma che cosa mi è successo? Non mi riconosco più…”.

Per fortuna Acquerella finisce dentro ad un grande cerchio, talmente grande da non riuscire a vederne la fine, pieno d’acqua e circondato da montagne.

“Ciao amica Acquerella, ti stavo aspettando!”.

cquerella è un po’ perplessa, si guarda intorno, ma la voce richiama ancora la sua attenzione: “Sono il Lago e tu sei capitata proprio nella mia acqua. Senza di te perderei la mia energia e vivacità, le mie acque diventerebbero ferme, stagnanti e mi trasformerei in uno stagno!”.

“Sono contenta di averti conosciuto e di esserti stata utile!” rispose Acquerella.

“Le mie acque ospitano le trote, i pesci persici, le tinche, insomma una grande varietà di pesci perché sono pulite”.

“Mi sento già meglio” esclama Acquerella “Sono passata da una zona industriale che mi ha fatto sentire male”.

Risponde il Lago: “Gli uomini sono strani, prima inquinano, poi comprano dei depuratori per pulire l’acqua”.

Acquerella si guarda intorno, è curiosa, vede affacciarsi sul lago strane casette con ruote sotto, seminascoste dalla vegetazione e tende di tanti colori. Vede anche ragazzi e ragazze che giocano tra di loro, in particolare ne nota due: Davide e Luca che giocano a pingpong, divertendosi molto. Poco più in là un gruppetto chiassoso gioca a calcetto, alcune ragazze sono in costume da bagno e prendono il sole, altre ancora si dirigono verso il bar per dissetarsi. Anche Acquerella, vedendo tutti quei ragazzi divertirsi, decide di prendersi un periodo di vacanza in cui svagarsi, in compagnia del suo amico Lago. Tra loro nasce simpatia e complicità. Ma Acquerella, dopo qualche tempo, sente il bisogno di andarsene, l’impulso che la muove è più forte di lei, la trascina e non può farci niente.

Acquerella s’incanala in un grande letto, la portata è aumentata di molto, si accorge allora di essere diventata grande! Ora guarda le cose con occhi diversi, il suo punto di vista è cambiato, pur rimanendo sempre la stessa, si accorge di essere diversa. Si sente più tranquilla, più sicura, le sue acque scendono lungo il letto del fiume calme e tranquille. Non solo il suo aspetto si è trasformato, ma anche la vegetazione che la accompagna è diversa, Acquerella attraversa pianure con campi coltivati a mais, girasoli e grano, vede contadini piegati che lavorano la terra, le mondine con i piedi immersi nell’acqua che con la schiena ricurva raccolgono il riso nelle risaie. Lungo il proprio margine vede molti pescatori, posizionati sugli isolotti, con la faccia abbronzata che pescano pazienti con le loro lunghe canne e i fili che brillano al sole.

Il suo percorso è lungo e tranquillo, solo quando ci sono delle grandi piogge la sua portata aumenta e allora diventa minacciosa, si colora di marrone scuro e, come una persona arrabbiata che esce dai gangheri, lei stessa fuoriesce dal suo letto ed esonda. Dovete sapere che poi come tutte le persone arrabbiate che dopo un po’ ritornano tranquille, anche Acquerella si calma e si ritira nel suo letto naturale.

In un giorno di sole cocente, con un quel caldo umido che incolla gli abiti addosso, in un giorno di fine scuola, in un giorno di vacanza, di amici, di compagnia, di pigrizia e ozio, in un giorno in cui Acquerella credeva di aver conosciuto il mondo, successe una cosa incredibile e straordinaria: si ritrova davanti al mare. Acquerella prova una forte emozione come un bambino che si stupisce davanti a qualcosa di molto bello, si sente piccola di fronte a questa immensità. Vede i raggi del sole che si specchiano nell’acqua all’orizzonte colorandola di argento. Acquerella, in lontananza, vede macchie di bianco che ogni tanto emergono dal blu intenso, la linea dell’orizzonte semicurva che separa il mare dal cielo.

Nel cielo sopra il mare alcuni gabbiani volano, fendendo le ali, si fanno trasportare dalle correnti, poi d’improvviso, muovendo le ali si tuffano del mare per pescare i pesci. Guardando più da vicino, dove le acque si fondono, si uniscono, si abbracciano, si mescolano, diventano un’unica cosa, alla foce, Acquerella si sente trasportata come elemento liquido e come essere vivente, facente parte della natura, del cosmo, dell’universo. Acquerella è felice perché ha trovato la sua strada che, anche se con un lungo percorso, l’ha portata al mare.

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La scuola in ospedale Niguarda fa parte dei progetti Soave Kids: http://blog.edidablog.it/blogs//index.php?blog=87 e Pinocchio 2.0: http://blog.edidablog.it/blogs//index.php?blog=275 e http://www.facebook.com/group.php?gid=139204519436108

Luca Cristin