Educazione e Cittadinanza come beni comuni

L’iniziativa nasce dalla constatazione della crescente crisi della vita democratica nel nostro paese. Crisi che si manifesta, tra l’altro e in particolare, come crisi dei valori che informano i modelli di comportamento. È stato detto di recente come la felicità (o quanto meno la soddisfazione di sé) sembra oggigiorno derivare più dai comportamenti fuori dalle regole che dalla consapevolezza di averle rispettate. È dunque un segnale di crisi di fiducia nelle istituzioni e di rispetto delle norme (e.g. della legalità).

Ad un tempo, la vita sociale diviene viepiù complessa sia per il rapido sorgere di possibili alternative di comportamento non supportate dal valore tradizionale dell’esperienza, sia, altresì, dal diversificarsi della società stessa, in costante arricchimento di componenti culturali diverse che vengono a convivere sullo stesso territorio.

Parallelamente i livelli di conoscenza tendono ad alzarsi per il diffondersi dell’istruzione formale e per il moltiplicarsi delle fonti d’informazione. Ne deriva una sempre maggiore disponibilità potenziale all’assunzione di compiti di responsabilità collettiva.

I sistemi formativi non sono – come si sa – particolarmente attenti ai processi di cambiamento e il nostro ha in particolare trascurato di svolgere uno dei ruoli fondamentali identificato con la formazione del cittadino democratico (dunque responsabile e in grado di contribuire attivamente al progresso della vita sociale). Il compito non svolto – insegnare la democrazia – comporta l’utilizzo di modelli pedagogico-didattici che abituino all’atteggiamento critico e all’interattività, soprattutto intesa come dibattito delle idee, se è vero che la democrazia è partecipazione consapevole. Atteggiamento non innato ma da favorire praticandolo la cultura civica.

La crescente centralità della conoscenza nella società non appare del tutto colta dalla società italiana (in particolare dall’attuale classe dirigente). Altrove emerge la doppia possibile direzione rappresentata (i) dall’enfatizzazione dell’“economia della conoscenza” e dunque dalla crescente inclinazione verso la formazione professionalizzante, ovvero (ii) dalla rilevanza attribuita allo svilupparsi della “società della conoscenza” caratterizzata dalla centralità della partecipazione civile. Il rischio di una dicotomizzazione tra le due componenti in nome di logiche di mercato appare sempre più pregiudizievole per la futura qualità della vita delle società. Ma un tal genere di problemi non sembra sollevare un particolare interesse nella cultura e nell’opinione pubblica del nostro paese, del resto non abituato a tentare di immaginare le conseguenze delle tendenze in atto.

Una riflessione sugli scenari che si vengono configurando e su quello che si potrebbe/dovrebbe mettere in atto come compartecipi e responsabili a vario titolo di componenti diverse della società (ma in particolare come membri del mondo della formazione: docenti, studenti, operatori culturali) sembra del tutto opportuna. Da qui l’intenzione di creare le condizioni per una riflessione tra persone interessate alle tematiche da ottiche diverse.

Per accedere al programma della giornata: “Educazione e Cittadinanza come beni comuni”.

Roberto Moscati