Dateci il diritto alla sperimentazione! 

La “Scuola 725” , la baracca  in cui era collocata aveva questo numero, era stata ideata  da don Roberto Sandrelli, un prete coraggioso, capace di sfidare  la Chiesa e di  condividere le  condizioni di precarietà  inimmaginabili della vita dei baraccati dell’acquedotto Felice  a Roma.  Don Sandrelli, ispirando  la sua azione educativa alla Scuola di Barbiana di don Milani, ha insegnato a dare  un senso  alla vita ai tanti bambini  e ragazzi che vivevano in questa periferia abbandonata . Condivisione di spazi, disponibilità a dedicare tempo, attenzione e vicinanza emotiva, esercitando la difficile arte del saper ascoltare  e  del saper sperimentare strade nuove, capaci di accostare e riannodare esperienze e storie di miseria e di difficili convivenza: queste le basi su cui quella esperienza si è fondata, ha saputo lasciare importanti insegnamenti e ha fornito indicazioni ancora valide.    

Nei primi mesi del 2019  proprio  alcuni   docenti, che collaborarono volontariamente tra gli anni ’60 e ’70 all’ esperienza  della “Scuola 725” di Don Roberto Sardelli e a numerose altre scuole di borgata, si sono fatti promotori presso il Museo della Scuola e dell’educazione ‘Mauro Laeng’ del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre, di un tavolo di confronto, che ha assunto la denominazione di Tavolo per l’educazione popolare. Al Tavolo partecipano insegnanti ed ex insegnanti, docenti universitari, ricercatori ed educatori, volontari e studenti che hanno condotto o stanno conducendo esperienze di scuola popolare nelle periferie della città. Le scuole popolari, infatti, sono rinate in molti quartieri della città di Roma con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica e di offrire luoghi di formazione a chi ha vissuto esperienze di migrazione in un’ottica di collaborazione tra scuola formale e non formale e di costruzione di reti con le associazioni del territorio. 

Durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia di Co-vid19 le scuole popolari hanno potuto verificare l’impatto della chiusura delle scuole e della didattica a distanza sui loro alunni e sulle loro famiglie. Sono emersi  subito la difficoltà a seguire le lezioni a distanza e il rischio che questi ragazzi e ragazze o gli adulti che frequentavano le attività perdessero del tutto i contatti con la scuola. In sostanza le disuguaglianze si approfondivano e aumentava l’emarginazione. Si è sentito, quindi, il bisogno di riflettere su una situazione che rimanda a problemi preesistenti della nostra scuola e che può offrire l’occasione per un cambiamento. Chi oggi lavora sul campo in molte delle difficili realtà, che la pandemia ha fatto drammaticamente emergere,    si chiede spesso se e come governo, enti locali, grandi media riescono a percepire, se non proprio ad ascoltare e comprendere,  il grande  discorso nuovo sull’educazione  che in questo ultimo periodo  è via via cresciuto, ha suscitato  speranze ed è faticosamente riuscito , scontrandosi con difficoltà purtroppo prevedibili, a coinvolgere gruppi di genitori, insegnanti, educatori,  associazioni socio –culturali attive nei vari territori. Il Tavolo per l’educazione è nato prioritariamente dal bisogno di ridefinire la relazione tra territorio e scuola e di avviare sperimentazioni tra iniziative di educazione informale e formale, di scambio di esperienze e di progettazione di nuovi percorsi. 

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Grazia Napoletano Dirigente scolastica in pensione, alla fine degli anni ’60 ha partecipato all’esperienza della Scuola 725 alla borgata dell’Acquedotto felice insieme a Don Roberto Sardelli;  ha partecipato alla costituzione del Tavolo delle scuole popolari presso il Museo della Scuola e dell’educazione ‘Mauro Laeng’ del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre.