Numero 133
Articoli pubblicati durante il mese di ottobre 2025
Clara Pedullà: Educare alla consapevolezza: cosa ci insegnano i podcast di true crime sulla violenza di genere
I podcast di true crime non sono solo intrattenimento, ma strumenti culturali che raccontano molto del nostro tempo. Clara Pedullà esplora come questo genere, seguito soprattutto da un pubblico femminile, possa diventare un’occasione di educazione alla consapevolezza sulla violenza di genere. Attraverso il racconto di storie reali, i podcast aiutano a riconoscere dinamiche di controllo e dipendenza, stimolano riflessioni sul linguaggio dei media e aprono spazi di solidarietà tra ascoltatrici. L’articolo invita così a portare questo ascolto critico anche nella scuola, trasformando la paura in conoscenza e la narrazione in responsabilità collettiva.
Irma Staderini: Lezioni di storia con tricolore
Le nuove Indicazioni nazionali per la scuola di base riaccendono il dibattito sull’insegnamento della Storia e sul suo ruolo nella formazione dei cittadini di domani. Irma Staderini analizza con lucidità un testo che, nella versione del settembre 2025, sembra guardare più al passato che al futuro: un impianto eurocentrico, un approccio narrativo dal sapore patriottico e un ridimensionamento dell’uso critico delle fonti delineano un ritorno a una storia come racconto identitario, più che come strumento di comprensione del mondo. L’autrice invita così a riflettere su quale Storia e quale idea di cittadinanza stiamo trasmettendo alle nuove generazioni.
Marina Fisicaro: IA a scuola: prudenza o visione educativa?
L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nella scuola italiana rappresenta una sfida cruciale per il futuro dell’educazione. Ma tra entusiasmo e timori, la recente pubblicazione delle Linee guida per l’introduzione dell’IA nelle istituzioni scolastiche del Ministero dell’Istruzione e del Merito sembra privilegiare la prudenza rispetto alla visione educativa. Marina Fisicaro, dirigente tecnico osservatrice attenta del mondo scolastico, riflette su questo equilibrio fragile tra controllo e innovazione, interrogandosi su quale debba essere il vero ruolo dell’IA nella didattica: minaccia da contenere o opportunità da valorizzare per una scuola più consapevole, creativa e centrata sull’apprendimento?
Gian Carlo Sacchi: Quando studiare negli USA era un privilegio
Nel suo articolo “Quando studiare negli USA era un privilegio”, Gian Carlo Sacchi analizza con sguardo critico le trasformazioni in atto nel sistema educativo statunitense alla luce delle politiche promosse da Donald Trump. L’autore riflette sul rischio di una progressiva mercificazione dell’istruzione, ridotta a prodotto di mercato e sottratta alla sua funzione pubblica e democratica.
Attraverso un’attenta ricostruzione storica e pedagogica, Sacchi evidenzia come la scuola e l’università americane abbiano a lungo rappresentato un modello di innovazione, partecipazione e mobilità sociale, influenzando profondamente i sistemi educativi europei, compreso quello italiano.
L’attuale inversione di rotta – segnata dal disimpegno federale, dal ridimensionamento del Department of Education e da un ritorno a logiche economiche e identitarie – solleva interrogativi cruciali sul futuro dell’educazione come diritto e come bene comune. L’articolo invita a riflettere non solo sugli effetti di queste scelte negli Stati Uniti, ma anche sul loro impatto culturale e simbolico a livello globale.
Vittoria Gallina in dialogo con Pietro Lucisano: Dove va l’educazione?
Nel dialogo “Dove va l’educazione?”, Vittoria Gallina e Pietro Lucisano riflettono sul senso profondo e sull’attualità della funzione educativa, interrogandosi su come essa possa ancora orientare l’agire di studiosi, insegnanti, genitori e decisori politici in una società sempre più disorientata. L’educazione, radicata nella storia evolutiva dell’uomo, si mostra come una pratica costantemente attraversata da tensioni — tra libertà e controllo, tradizione e innovazione, protezione e autonomia — eppure indispensabile per la sopravvivenza e la coesione delle comunità umane.
Nel confronto emergono i limiti di un sistema che, pur proclamando l’importanza della formazione, spesso ne nega la sostenibilità economica e culturale, e tende a ridurla a strumento di mercato o a dispositivo di controllo. Gallina e Lucisano denunciano i rischi delle “mode” educative — dal culto del capitale umano all’ossessione valutativa — e invitano a riscoprire una scuola capace di accogliere le differenze, di coniugare scienza e spirito critico, di affrontare le sfide del digitale senza smarrire il senso umano del conoscere.
Nell’ultima parte, lo sguardo si fa propositivo: l’educazione è una praxis, non una produzione industriale. Occorre dunque restituirle tempo, fiducia, risorse e giustizia, costruendo istituzioni e politiche coerenti che permettano alle persone di crescere e di pensare liberamente. L’articolo si chiude con un invito a “ricominciare”: rimettere al centro le persone, il giudizio, la libertà dell’intelligenza.



